Mi seguirono, da bravi, sentivo i loro passi dietro di me anche senza voltarmi.
Erano così vicini, e la loro vicinanza era inebriante.
Quando mi stesi su quei cuscini notai con un forte senso di compiacimento che la lunga occhiata intensa e vogliosa che avevo rivolto loro aveva sortito piacevoli effetti, almeno a quanto risultò dai miei occhi che scesero ad osservare la loro eccitazione sempre più sfacciata e prorompente con un’espressione colma di passione e desiderio nei miei occhi.
Guardavo loro, ma vedevo anche nelle loro menti, sentivo i loro pensieri e quelli mi inebriavano come mai prima di allora.
Vedevo me con Capitan Fiore e me con Dob Taddeon, in un tripudio di passione sfrenata, desiderio disperato, estasi senza fine.
E a quelle Si sommavano le mie fantasie, quelle che univano quelle due scene in un unico caldo e peccaminoso amplesso in cui entrambi veneravano il mio corpo, mentre io ero schiava dei loro desideri, della loro passione, di quell’intesa così forte che quasi mi spaventava.
Sì, perché infondo mi sembrava che quei due uomini mi appartenessero da sempre.
E io... io appartenevo a loro, ad entrambi.
Ormai avevo capito che non vi era l’uno senza l’altro, e che insieme costituivano la perfetta sincronia, il perfetto equilibrio.
E io volevo tutto, tutto di loro.
E tutto gli avrei donato.
Ormai ero fuori di me, completamente abbandonata a quelle sensazioni travolgenti.
Ma poi quelle parole... le parole di entrambi, il loro tono, il loro sguardo, fu davvero troppo.
Il mio sguardo si accese ancor di più, mentre le mie mani si allungavano verso di loro, una verso il pirata e l’altra verso il cavaliere.
Una per ogni lato della medaglia, per ogni verso della maschera.
In quel momento esistevamo solo noi in tuto l’universo.
Solo noi...
Il mio cuore batteva sempre di più mentre lo guardavo e ormai avevo perso ogni controllo.
Quella parola che prima era nascosta nel mio tono di voce, ora mi sembrava che risuonasse ovunque nella stanza, si leggesse nei miei occhi, nella mia voce, nei battiti impazziti del mio cuore.
“Sorprendetemi..” sussurrai poi, un Sussurro che era un grido, un ordine che era anche una supplica, un mormorio che era un gemito.
E se i due condottieri avessero ascoltato quella parola col cuore avrebbero sentito risuonare tra le sue pareti l’altra, quella nascosta, segreta, proibita eppure così vera.
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