Era prmai pomeriggio inoltrato.
La foresta iniziava ad assumere colori più scuri e sembrava riflettere i toni dei pensieri di Guisgard.
Egli e il frate erano presso una grotta poco distante dalla riva del lago.
"L'avete visto anche voi" disse il frate "questo cigno è in realtà la nostra sacerdotessa."
"Nostra?" Rispose seccato Guisgard. "Vostra, vorrete dire! Io non ho nulla a che fare con i culti di questi luoghi! Sono cristiano...e non voglio avere a che fare con i vostri riti!"
Mentre parlava, il cigno, che si lasciava docilmente accarezzare dal frate, lo fissava con attenzione.
Ad un tratto si avvicinò a Guisgard e cominciò a beccargli gli stivali.
"Amico mio" disse il frate "ciò che è più grande di noi non ha bisogno della nostra fede per eseere reale! Ciò che ognuno di noi crede è del tutto indifferente. La vita, la realtà in cui viviamo, ha molti veli...non lasciatevi ingannare da quelli più esteriori. Questo uccello, benchè vi rifiutate di crederlo, è Elisabeth. E, permettetemi di dirlo, ho visto come la guardavate sulla terrazza."
"Cosa volete dire, frate? L'ho vista si e no una volta sola. E poi è sposata con quel Morris! Ed io ho l'abitudine di rispettare le donne degli altri."
Il frate lo fissava senza dir nulla, con uno sguardo che sembrava aver il potere di leggere nel cuore di quel cavaliere.
"Quel cigno vi sta parlando, amico mio" disse "vi sta parlando con il linguaggio degli occhi e del corpo. Ha bisogno del vostro aiuto...sapete perchè quella maledizione porta quel nome?"
"Il pegno d'amore?" Chiese Guisgard.
"Si. Perchè, per essere vinta c'è bisogno di un gesto d'amore. Un immenso gesto d'amore..."
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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