Guisgard fissò per un momento Elisabeth.
"La vostra esistenza?" Ripetè Guisgard. "Già...ma chi siete veramente, milady? In questa foresta ho visto incanti e magie, è vero, ma ho visto anche cose oscure, misteriose...l'illusione ha molti volti ed io non sono abituato a confrontarmi con ciò che non conosco...Sono un cavaliere e alla fine, l'unica cosa su cui possa fare affidamento è la mia spada. So che essa non mi ingannerà mai."
Il frate tentò di dirgli qualcosa, ma Guisgard lo zittì scuotendo la testa.
"E ora cosa farete, cavaliere?" Chiese il frate.
"Forse sono capitato in questa foresta" rispose Guisgard "per scontare qualche mio peccato, qualche mia antica colpa. Forse dietro i misteri di questa foresta, ci sono le mie inquietudini, le mie paure. Forse tutto ciò non è reale, forse questa discesa negli inferi è solo una mia illusione! E forse solo quando tutto ciò sarà finito io ritroverò la serenità e la pace da troppo tempo perdute."
Intanto, nel misterioso palazzo nascosto nella foresta, Caitli, era rientrata nella sua stanza.
La vecchia nutrice era stata abile e prudente e nessuna delle guardie si era accorta della sua assenza.
Ma all'improvviso, nella penombra della sua stanza, intravide una sagoma scura.
"Caitli, caitli" cominciò a dire questa "io ti ho tenuta con noi anche dopo la morte della tua padrona...e tu mi ricambi tradendomi...sono molto addolorato..."
La sagoma avanzava nella penombra verso la vecchia donna, che a fatica indietraggiava fino a toccare la parete della stanza.
Era in preda ad un intenso terrore e non riusciva a dire nulla.
Quella sagoma le si avvicinava sempre più.
Giunse all'altezza della finestra e la Luna ne illuminò per un momento gli occhi.
L'orrore più vivo si impossessò di Caitli nel vedere quell'inumano sguardo.
In quel momento, in lontananza, si udirono gli ululati dei lupi, che parvero coprire l'urlo di terrore e dolore della vecchia Caitli.
Un attimo dopo, nella stanza, l'oscurità sembrava aver ricoperto ogni cosa...