Discussione: Accadde quel giorno
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Vecchio 01-03-2018, 00.19.27   #3222
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Ad un tratto dalla parete si udì un grido straziante e selvaggio di un animale che soffriva.
Forse si trattava del giaguaro.
Fabius sussultò, poi prese un altro sorso di liquore.
“Mi dica...” disse Musain “... dove l'ha trovato quel suo servitore?”
“Ad Afragolopolis...” rispose Fabius “... si, è proprio un bruto, ne convengo.” Bevendo. “Mezzo cretino. Non ricordo più dove sia nato. Ormai mi sono abituato a lui. Così anche il dottor Kimns si è abituato alla sua presenza. Cosa vi ha colpito tanto in lui?” Domandò ai militari e a Gwen.

Hiss annuì ad Altea, stringendo la sua mano e proseguendo il cammino.
I quattro raggiunsero così una radura irregolare, per poi arrivare ai piedi di un lieve pendio tra felci e palmeti.
Ad un tratto i tre sentirono qualcosa.
Una sorta di brusio tra la vegetazione.

La stanza era densa di vapore e di profumi di esotiche essenze.
Si sentiva il sandalo delle Indie, il mandorlo di Hokinawa, l'ambra di Giava ed il corallo delle Antille.
Il Capo stava in piedi nella vasca, Clio inginocchiata fuori, col petto appoggiato contro il bordo di ceramica.
Insaponava con cura il suo padrone per tutta la lunghezza delle gambe, sui fianchi e sui glutei, con lui che se ne stava immobile ed eccitato a fissarla.
Nell'insaponare la pelle dell'uomo, la cameriera si muoveva non solo con le braccia ma anche col petto.
I suoi seni sodi e bianchi sfioravano l'umida e fredda ceramica della vasca.
Forse quel contatto, insieme all'eccitazione del momento, rendevano turgidi i suoi capezzoli.
Lui la guardava tutta, dall'alto, mentre era inginocchio ai piedi della vasca.
Le sue mani continuavano ad insaponarlo con cura, devozione e sensualità.
La virilità del ricco cacciatore era ormai allo stremo, gonfia, soda, carica con le mani della cameriera ogni volta sul punto di afferrarla, ma poi restando sempre appena distanti.
Era una tortura oramai.
Nel fare tutto ciò gli occhi chiari di Clio era fissi in quelli azzurri di lui.
Poi lei lo guardò impertinente e l'uomo comprese.
Un attimo dopo finalmente le mani della bella cameriera raggiunsero la sua mascolinità prorompente, cominciando a tastarlo, ad insaponarlo, a massaggiarlo.
Sentì così quel vigore crescere ancora, pulsare fra le sue dita insaponate e scivolose.
“Oh, se sei brava...” disse lui in gemito di puro piacere.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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