Il segno del Gufo
Dovevo calmarmi, dovevo decisamente calmarmi.
Perché avevo reagito in quel modo? Non era da me!
Avevo voglia di picchiare qualcuno, di farlo a pezzetti e stritolarlo, e un qualcuno in particolare.
Si, dovevo organizzare qualcosa, qualcosa di grandioso per sfogare quella rabbia che avevo in corpo.
Guardai Guisgard negli occhi, sospirando.
Ero stata una cretina a comportarmi in quel modo, ma era stato più forte di me, ero... gelosa, ero dannatamente gelosa.
Possibile?
Perché mai dovrei essere gelosa di uno che conosco appena?
Lo guardai sedersi, riprendere la colazione.
Sospirai, dovevo tornare in me.
Mi avvicinai, mi sedetti e gli presi la mano.
“Scusa...” Sussurrai, nello stupore generale delle altre “Ero furiosa... gelosa...” arrossendo, fingendo di recitare il mio ruolo.
Ma era vero, ero gelosa da morire.
“Pensavo volessi stare con me e vedere che ti facevi imbambolare da lei mi mandava fuori di testa...” guardandolo negli occhi.
“Ti vorrei tutto per me...” Sussurrai, sporgendomi di nuovo a dargli un bacino sulla guancia.
Era vero, era dannatamente vero, mi rendevo conto che quel ragazzo uscito dal nulla mi faceva perdere la testa
Ora fingevo di recitare, fingevo per le altre.
Ma in realtà era tutto vero, vero che ero gelosa da morire, che lo volevo tutto per me.
Ed era qualcosa di nuovo, assurdo è bellissimo che si scontrava però col mio essere fuori controllo.
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