Discussione: Il segno del Gufo
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Vecchio 13-03-2018, 02.32.42   #621
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Quel bacio, lungo, intenso, caldo.
Quel bacio a cui si abbandonò, completamente.
Ecco... così...
Lo vedevo, lo sentivo quanto era eccitato, folle, quanto stava cedendo alla passione smisurata che c'era tra noi.
Sentivo le sue mani su di me, ovunque, mi facevano impazzire, morire.
Tutto di quella stanza era rovente, intenso, caldo.
Lo stavo portando nell'oscurità, nell'oblio, ma non era abbastanza.
No, non ancora, non ancora.
Doveva bruciare con me ogni singola parte di lui.
Allora lasciai la sua bocca, lo guardai negli occhi e iniziai a scendere, esplorando il suo corpo con la bocca.
La mia bocca calda sul suo collo, il suo petto, il suo bacino, finché non mi ritrovai inginocchiata davanti a lui, a guardarlo dal basso con l'espressione di chi ha comunque la situazione in pugno.
Ma di più... con l'espressione di chi ha in mente qualcosa, di chi ha un asso nella manica.
A quel punto, fissandolo negli occhi mentre la sua virilità umida e fremente torreggiava su di me, schioccai le dita.
Le mie ragazze sapevano sempre cosa fare, era come se fossimo una persona sola, ma sapevano anche di non poter agire finchè io non avessi dato l'ordine.
E quell'ordine era chiaro.
Volevo farlo impazzire, morire, annegare di piacere in un mare che non aveva mai conosciuto.
E lo avrei fatto con ogni parte di me, ogni parte del mio corpo, del mio cuore, della mia anima... e loro non erano altro che quello, parti della mia anima.
Ora quell'ordine diceva alle loro bocche di farlo impazzire come faceva la mia, l'ordine era di assaporarlo tutto, ovunque, mentre io mi prendevo il frutto più prelibato.
Infatti ancora un lungo sguardo e poi la mia bocca si avvicinò pericolosamente alla sua eccitazione che sembrava scoppiare e non poterne più.
Iniziai a lambirla con la lingua ancora e ancora, la mia lingua accarezzava quel membro con movimenti lenti, appassionati, quasi volesse assaporarlo sempre di più, gustarselo, come un gelato troppo buono per finirlo in un morso.
Ma poi, non ce la feci più, allargai piano le mie labbra facendolo scivolare piano dentro la mia bocca, fino a toccare le pareti più nascoste, interne e fonde, tutto questo mentre i miei occhi erano iecatenati ai suoi.
E fu senza mai lasciarli che iniziai quel gioco ardito, muovendo la mia bocca in modo ritmico, appassionato, estatico in modo da fargli perdere ogni controllo e freno.
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