C'era qualcosa in lui, qualcosa di magnetico, forte, intenso, che mi spingeva a perdermi sempre di più in quella danza forsennata sulla quale non avevo più alcun controllo.
Lo baciai, e quel bacio risucchiò via tutta la mia anima.
Se l'era presa, l'aveva strappata al mio corpo per farla sua, e non mi importava.
Non mi importava di nulla, poteva fare ciò che voleva di me, ero sua, ero completamente sua come non lo ero stata mai di nessuno.
Perché nessuno mai aveva compreso fino in fondo la mia natura, la mia perversione, la mia depravazione.
Lui sì, lui mi guardava negli occhi con lo stesso sguardo, mi possedeva perchè sapeva che non ero altro che sua, da sempre.
La sua lingua cercava la mia, mi assaliva la bocca, la violava come il suo membro faceva con il mio sesso avido di piacere.
Ma poi, quando pensavo di essere arrivata al limite, di non poter sopportare oltre, mi buttò per terra, facendomi mettere a carponi senza nessuna dolcezza, nessuna maniera, ma con una brutalità e una sensualità che mi fecero eccitare ancora di più.
Nessuno riusciva a dominarmi, nessuno, e per quanto trovassi la cosa eccitante ero sempre io ad avere in mano le redini, a tenere i fili, a condurre il gioco.
Ora no, ora potevo lasciarmi completamente andare.
Quell'uomo teneva le redini con forza e decisione, lo sentivo dalla stretta sul mio collo, lo sentivo sul mio seno quasi dolorante dalla sua stretta, lo sentivo dalle spinte vigorose che mi dava, mentre i gemiti delle altre intorno a noi erano sempre più forti, sempre più intensi.
Fu in quel momento che mi lasciai completamente andare... e gridai.
Gridai forte, intensamente, gridai ancora e ancora, senza alcun freno, contengno, pudore, gridai tutto il mio godimento, gridai ogni fremito del mio corpo, gridai ascoltando unicamente il mio corpo che sussultava di un piacere sempre più forte, sempre più intenso, sempre più insopportabile.
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