“La notte è prossima a morire ed io come tutte le anime maledette presto dovrò dissolvermi nell'aurora nascente...” disse lo spettro ad Altea “... preparatevi, a breve sorgerà il Sole e qui non potrete stare... se in una prossima notte tornerete forse allora rivedrete il mio spirito vagare fra queste mura...”
E detto ciò svanì nelle ombre e nel silenzio della notte.
“Che riposi in pace...” disse Elv “... speriamo che ora possa trovare pace...” fissando poi Gwen.
La prese allora per mano, portandola via da lì, mentre Ivan si apprestava a togliere la cenere fumante.
I due camminarono per il giardino, in quella notte senza nome e senza pace.
“Dobbiamo andarcene da qui...” Elv a Gwen “... non so, ma ho strani presentimenti... forse siete tutti in pericolo... chi ha ucciso il cocchiere potrebbe tornare... e non è detto sia solo un animale...”
Clio pagò il conto e poi con Aegos lasciarono l'osteria.
Passeggiarono un po' lungo la stradina in pietra, attorniata da piante davanti agli usci e le canzoni di un mendicante in un angolo.
Montarono poi in sella ai loro destrieri e tornarono verso casa.
“Ho sempre amato questi luoghi...” disse lui guardando il firmamento sopra Chanty “... fra queste colline, in un vecchio casale da ristrutturare, magari davanti ad una vecchia vigna da rimettere in sesto... qui ho sempre sognato di vivere... chissà, davvero un giorno comprerò una vecchia vigna infruttuosa che col mio lavoro renderò fertile e produrrò un vino speciale...” sorridendo come suo solito, per poi fare l'occhiolino a Clio.