“Credi dunque” disse Ivan a Gwen “che al suo ritorno il maestro avrà con sé ancora il barone?”
“Non credo...” intervenne Tatiana “... il barone ha detto era di passaggio ed aveva approfittato del viaggio del maestro. No, non viaggiavano insieme.” Fissò Gwen. “Ma fammi capire... credi il monile sia del barone? E come poteva averlo il cocchiere?”
“No...” disse rasserenato Furio “... ora sto meglio, grazie...” guardando Altea “... mangiate qualcosa...” alla dama.
I sotterranei erano semibui, umidi e silenziosi al punto da sembrare opprimente.
Passò un'ora, poi due, tre, fino a quando i due prigionieri persero la nozione del tempo.
Ad un tratto si udirono dei passi.
Uno dei servi accompagnò alla cella un monaco.
Aveva il cappuccio sul capo.
“Ecco i prigionieri, Frate... avete solo pochi minuti...” il servo, per poi andare via.
“Pace e bene, figlioli...” il chierico rivolto ad Altea ed a Furio.