Gwen preparò da bere per sé e per gli altri.
Cominciò così l'attesa.
Trascorse un'ora, poi un'altra.
Arrivò il pomeriggio e quell'attesa sembrava non finire mai.
“Ci vorrà tutto il giorno...” disse Ivan.
“Già...” annuì Elv.
Ad un tratto arrivò Nikolaj, che si era rintanato nella sua camera fino a quel momento.
“Preparate da mangiare per il cocchiere.” Mormorò. “Ha guidato tutta la notte, avrà fame.”
“Non abbiamo da mangiare in casa.” Ivan.
“Esci e procura della selvaggina.” Nikolaj ad Elv.
“Si, madama...” disse Stuarto a Lys.
Poi la donna si rivolse nella direzione da cui proveniva la voce di Aegos.
Lo stalliere spuntò da un muretto, tutto allegro e scanzonato come suo solito.
“Madama, buongiorno.” Con un inchino quasi canzonatorio.
La voce di Altea attraversò le vecchie e decadenti murature del palazzo, senza però turbare o sorprendere il cavaliere.
Continuò ad avvicinarsi e guardò senza tradire emozioni all'ingresso della vecchia struttura.
Era di fisico asciutto, vestito di nero, con un mantello di pelle scura.
Lo sguardo era gelido, il viso segnato da un'espressione enigmatica.
Raggiunse i pilastri che un tempo sorreggevano l'arco di ingresso e smontò dal suo destriero, che legò poi con le redini ad una di quelle colonne.
“Se questo posto è infestato” disse alla voce di Altea udita poco prima “allora la tua è la voce di un fantasma, giusto?” Con un leggerissimo sorriso, quasi impercettibile.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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