Lys si ritrovò nuda contro quell'albero, con Aegos fuori di sé per l'eccitazione.
Con una mano teneva per la nuca la sua padrona e con l'altra libera cominciò a sbottonarsi i pantaloni, liberando così la sua virilità provocata ad arte dal piede di lei.
“Ora vedrai chi comanda, sgualdrina...” disse lui con tono maschio e perentorio.
Icarius si avvicinò, ma lo stalliere lo allontanò con un calcio.
“Guarda ed impara, ragazzo...” rivolto al giovane giardiniere.
Aegos strinse ancora più forte quella morsa sulla nuca di Lys, quasi a renderla docile ed impotente, mentre con l'altra mano afferrò e strinse il seno sodo di lei.
Si appoggiò a lei, alle sue spalle e la penetrò.
Lei lo sentì gemere per un attimo, ma poi subito cominciò a cavalcarla come fosse una cavalla da domare.
Lys cominciò ad avvertire tutta la potenza, la foga, l'impeto del suo stalliere, dal suo modo di possederla.
Lei sussultava sotto quei colpi, sotto quelle spinte forti, profonde, tanto che doveva aggrapparsi forte all'albero, affondare le lunghe unghie nella corteccia.
Così lo stalliere sfogava tutta la sua eccitazione, tutta la sua lussuria sfrenata sulla bella padrona.
Icarius era a terra, fissando tutto ciò con desiderio e rabbia per non poter partecipare.
A lungo Lys restò impalata contro quell'albero, a stento riuscendo a non cadere sotto il poderoso incedere di Aegos, che ad un tratto lasciò il seno di lei, dandole sollievo, ma afferrando poi la sua coscia, sollevandola e tenendola ferma.
Allora Lys lo sentì ancora più forte, ancora più dentro, fino all'anima.
Un'anima dannata e maledetta dalla lussuria.