“Si, magari siamo fortunati...” disse Elv a Gwen.
I due vampiri allora scivolarono fra le rocce, l'erba incolta, i rivi, fino a ritrovarsi lungo uno sterrato stretto.
Da qui, seguendo una voce che urlava, penetrarono nella folta boscaglia avvolta dal buio notturno.
Videro allora un uomo, abbigliato di pelli, che tirava via un lupo ormai morto da una tagliola.
Accanto a lui c'era un altro individuo.
“E' un altro dannatissimo lupo...” quello chinato sulla tagliola “... non è la bestia che cerchiamo...”
“Magari neanche esiste...” l'altro.
“Allora chi è che sgozza pecore e galline succhiandone via il sangue?” Il primo.
“Mah...” il secondo perplesso “... queste terre sono piene di dicerie... magari un fantasma, o forse un demonio...”
“Che idiozie!” Riaprendo la tagliola il primo.
“Il... il piede...” disse Icarius ad Altea accecato dal dolore al piede “... lo sento spezzato... non resisto... fa troppo male... morirò dissanguato...” spaventato e dolorante, dimenandosi e sanguinando.
“Non possiamo spostarlo o finirà davvero dissanguato, madama...” mormorò Pompilio “... dobbiamo chiedere aiuto... serve un medico subito...”
“Ormai vivo solo per questo...” disse Reddas con gli occhi resi ardenti dal fuoco e dall'odio “... per vendicarmi... e compierò quanto devo...” guardando le fiamme, quasi intravedesse la dannazione infernale in quei guizzi ardenti “... il tempo è ormai giunto...” gettando lo spiedo sul fuoco “... beh, sarà meglio riposare ora...” sistemando il suo mantello su una pietra, per poi stendersi sopra “... e vi consiglio di fare lo stesso... quelle pietre là sembrano non essere poi tanto scomode...” indicando delle pietre dietro di lei “... buonanotte, dunque...” e spostando il mantello Dacey notò una cetra accanto alla spada.
Lo stesso strumento che suonava la misteriosa figura una notte prima nel cortile del palazzo di Monsperone.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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