Elv accarezzò il ginocchio di Gwen, risalendo poi lungo la coscia liscia come la porcellano, fino a lambire lo spacco del suo sontuoso abito.
Lei gli accarezzava il petto, fatto di muscoli asciutti e perfetti, come un dio greco.
La mano di Elv risalì il lembo dell'abito della vampira, scivolando sulla sua pelle, fino ad accarezzarle quella rosa nera e gotica, quel bocciolo di frutto notturno e misterioso che era racchiuso fra le sue gambe.
E mentre le dita del vampiro accarezzavano quei petali, tingendoli di brina, i suoi occhi erano in quelli di Gwen, penetranti, avvolgenti, ipnotici e screziati dei vizi oscuri di quella loro nuova vita.
“Perchè l'avete detto voi...” disse Reddas a Dacey “... voi parlate agli spettri, concepite la loro presenza, avvertite la loro disperazione... io sono ormai simile ad uno spettro... mi nutro della notte e del mio odio... vivo solo per la mia vendetta... il barone è un tiranno, nemico degli uomini e del Cielo... renderà anche voi infelice... se accetterete di aiutarmi, io vi libererò dal gioco impostovi da vostro fratello... e sarete libera di innamorarvi e di essere felice...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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