“Andiamo dunque...” disse Elv porgendole il braccio ed invitandola nei misteri di una notte infinita, fatta di stelle e giochi proibiti.
Lasciarono così la torre diroccata ed i suoi sortilegi, muovendosi come ombre fra la boscaglia intrisa di ombre.
Attraversarono quel mondo onirico, sconosciuto ai mortali, tra spiriti ancestrali danzanti, dimenticati rituali e segreti viuzze per luoghi oscuri ed incantati.
Sinuosi e silenziosi i due vampiri raggiunsero un fiumiciattolo, dove le voci di due pescatori notturni attirarono la loro attenzione.
Il barone sorrise a Dacey.
Un sorriso enigmatico.
Arrivò un servitore con dei calici ricolmi di vino.
Il barone ne prese due ed il primo naturalmente fu per Dacey.
“Per questo” disse alla ragazza “vi ho liberato da ogni obbligo verso di me.” Sorseggiando il vino. “Non mi interessa avervi come il frutto di un accordo, né come difesa della Ragion di Stato... preferisco rincorrervi, cominciando dai vostri giochi di fanciulla fino ai vostri sogni di donna...”
A quelle parole gli occhi scuri del barone erano più che mai in quelli di lei, suscitandole ricordi lontani, notti insonni, giochi rubati, giorni di solitudine, l'indifferenza dei suoi simili.
“Non è questo il mio mondo...” indicando la sala ed i presenti “... non è la ricchezza o il potere che bramo... ma bensì i segreti della notte... i suoi notturni di un giardino... l'alone lunare ed i suoi misteri...” finendo il suo calice “... dopo posso ambire alla vostra compagnia per una passeggiata al chiarore della Luna del nostro giardino?”
In quel momento però squillò una tromba e si aprì la porta.
E tra la curiosità e l'ilarità generale Rosso il saltimbanco fece il suo ingresso in quella serata di festa.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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