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Vecchio 12-05-2018, 23.59.39   #1487
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Le mani di Gwen nei bruni e lunghi capelli di Elv, mentre la sua testa era china sul petto di lei.
Sentiva l'umido struscio della lingua di lui sulla sua pelle nuda, sin nella piega calda della sua scollatura, poi il sorbire delle labbra del vampiro che lambivano e succhiavano quella goccia di sangue nella stretta piega dei suoi seni pallidi.
Non smetteva, non voleva farlo, anzi succhiava e leccava quella pelle bianca con ardore, desiderio, avidità.



Altea avanzò verso quel luminoso e tenue tremolio.
Proveniva da una finestra della torre.
Entrò nel dongione e vi si avvicinò.
C'era una porticina in legno, per metà consumata dai tarli, mentre i cardini erano rosi per la ruggine.
Da lì proveniva la debole luce.
Guardò all'interno e vide qualcuno curvo a scrivere su un rozzo tavolo di legno, alla fioca luce di una candela.



Il Barone prese il braccio di Dacey e nello stupore generale lasciarono insieme la sala, seguiti dagli sguardi perplessi del Maresciallo, quelli enigmatici di Fagianus e quelli infine contrariati di Rosso.
Dal chiarore delle candele e della lampade, la ragazza ed il nobile signore si ritrovarono al pallido alone di una Luna splendente di un silenzio fatto di stelle ed ombre.
Incorniciato in quel viso ovale e dai bei lineamenti, racchiuso da lunghi capelli scuri ed una barba perfettamente curata, lo sguardo del barone passò dalla Luna al viso di Dacey, per poi sorridere appena.
“Anche la fiabesca Sharazade” disse lui “ambiva ad offrire piacere e felicità al suo Sultano, narrando ogni notte una fiaba nuova...” fissandola in tutto il suo splendore “... e non sono forse favole i vostri occhi ambrati? O le vostre labbra coralline? Come la sinuosità dei vostri modi e la sensualità delle vostre movenze.” Guardandola tutta in quel suo sensuale abito. “Dopo mesi di prigionia, senza mai il conforto della bellezza, della luce del giorno e del silenzio della notte, un uomo può anche impazzire, sapete? Dimenticare il fascino del mondo, della vita e di ogni sua promessa. E forse, allora, la mente ed il cuore fuggono via, nella fantasia o magari davvero nella follia... allora si immaginano volti mai incontrati e voci mai udite... forse io vi invoco da sempre... da quanto è lunga la mia cattività... ossia ben oltre la mia prigionia di qualche mese... forse vi sogno da sempre, prima di quanto possiate immaginare...” vicinissimo a lei.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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