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Vecchio 13-05-2018, 00.30.56   #1491
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Nella stessa si sentivano ormai solo i gemiti di Aegos che incapace di continuare quella recita, quella farsa lasciva, era completamente perso ed abbandonato a quel gioco proibito ed immorale.
Lei lo deliziava col calore della sua bocca accogliente, calda, generosa, accalorando la sua eccitazione e portandolo ad una mascolinità estrema.
Più giocava con la virilità dello stalliere, più in modo invitante muoveva il bacino riflesso nello specchio, quasi sapesse così di provocare il suo padrone.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta della stanza.



Altea spinse la porta socchiusa ed entrò.
Si voltò di scatto allora un vecchio dal volto rugoso e lo sguardo incanutito.
“Voi piuttosto...” disse fissandola “... chi siete? Cosa ci fate qui? Non sapete è proprietà privata?”



Elv rispose con un caldo bacio, avvolgente e profondo, quasi volesse penetrare sin dentro Gwen.
Le sue dita affusolate scivolarono allora sul corpetto di lei, sbottonato nel suo promo bottone, ma che racchiudeva ancora i bianchi seni della vampira ben stretti.
Un dito di lui penetrò nella piega della scollatura, insinuandosi fra i bianchi seni di lei, muovendosi poi piano.
Intanto la baciava, cercando le sue labbra, assaporandole e rincorrendo la sua lingua ancora calda per qual sangue vivo da poco succhiato.
“Anche io...” disse lui “... da morire...”



il barone prese la mano di Dacey e la baciò.
Prima in modo leggere, quasi solo accennato, con le sue labbra che sfiorarono appena la pelle di lei.
Poi quel contatto divenne più caldo, più intenso e la sua bocca indugiò per un istante ancora su quella mano.
Allora i suoi occhi neri al punto da confondersi con la notte e le sue ombre si alzarono verso il volto di Dacey.
“Allora preferisco non proferire più parola se ho questo potere...” disse “... ammutolirvi? Le schiave restano in silenzio. Le prostitute forse e persino le preferite dei re e dei principi... voi invece? Cosa siete Dacey?” Senza smettere di guardare i suoi occhi. “Cosa vuoi essere tu, Dacey? Una succube? Una devota? O magari rapita come Persefone e portata via, lontano?” Con i suoi occhi che, per un attimo sembrarono tingersi di un vermiglio scuro, profondo, quasi sacrilego, scesero piano sulla generosa scollatura dell'abito di lei.
Ed allora Dacey per un momento si sentì avvampare, il viso rosso, accalorato e nell'animo sentì come se avesse fatto una marachella, qualcosa di proibito.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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