Elv guardò Gwen con la stessa perplessità.
Il carretto però proseguì.
“Forse dovremmo seguirli e scoprire cos'è questo clan...” disse lui a Gwen.
“No, il padrone è libero.” Disse il vecchio ad Altea. “Lui non si farà mai catturare.” Sicuro il vecchio. “Ma ditemi... come mai tenete tanto a lui? Perchè è bello e nobile, vero?” Annuendo divertito.
Il barone la guardò con un sorriso enigmatico, senza smettere di guardarla.
Quegli occhi sembravano seguire il corso delle ombre che danzavano assecondando la luce inquieta e sinistra della Luna, mutando come i fiori che al pallore di quell'astro parevano assumere colori sempre diversi, eppure tutti derivanti dal rosso.
Un rosso cupo, profondo, come il sangue, come le fiamme dell'Inferno.
“Forse per questo se qui...” disse a Dacey “... non per volere di tuo fratello o per desiderio di tua madre... ma perchè io ti ho chiamata... sin da quei lunghi pomeriggi estivi, fatti di solitudine e fantasmi... fantasmi simili a rimpianti, paure, desideri, promesse...” sfiorandole il viso con una carezza.
Ad un tratto dei passi, poi arrivò qualcuno.
“Mio signore...” arrivando il Maresciallo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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