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Vecchio 16-05-2018, 17.14.29   #1643
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lui guardò Altea avvicinarsi, mentre lentamente i bagliori d'Oriente, di un perlato rosa, lambivano la figura di lei.
La fissò, tutta, comprendendo che era una donna vera, reale, non uno spettro fatto di ombre.
“Si, sono il padrone di questo posto dimenticato...” disse “... il vostro nome? Se siete una donna di certo allora avrete anche un nome, no?” Sempre con il suo sguardo azzurro su di lei.
Ora il Sole stava sorgendo e lei poté vedere i lineamenti ed i tratti di quell'uomo.
Era un cavaliere in armatura cromata, i capelli bruni e mossi, il viso pulito, lo sguardo azzurro ed inquieto.




Dacey tornò in camera e subito Silvia preparò per lei un bagno caldo e rigenerante.
Nell'acqua trasparente e tiepida fece scogliere essenze esotiche, come il mandorlo del Catai, il Sandalo di Giava e l'ambra di Ceylon.
Versò nella vasca spuma di orchidee arabiche, petali di loto indiano e crema bianca del pregiato ciliegio dei lontani mari giapponesi.
Infine profumò il tutto con semi selvatici di mandragola, mischiati con boccioli acerbi di rari fiori del Madagascar.
“Il vostro bagno è pronto, mia signora.” Disse l'ancella. “Tutte le essenze ed i sali sono un omaggio di sia signoria il barone, per voi.” Con un inchino.



Rapidi e veloci, come le ombre della notte che si ritiravano per sfuggire alla luce del nuovo giorno, Gwen ed Elv corsero via, lasciando il villaggio ed i suoi misteri, attraversando il bosco e ritornando in tempo alla loro torre.
“Quel luogo...” disse Elv perplesso “... era disabitato... dunque erano tutti spettri quelli che abbiamo visto... e la campana li governava...” scuotendo il capo “... tutti uccisi un secolo fa da quella bestia...”



Lo schiaffo di Lys, perlopiù il gesto di rabbia di una donna, non sortì effetto, vista la robustezza di Aegos.
Ma la presa sul suo polso, resa ardente dalla magia, lo spinsero ad indietreggiare.
Ma la forza, la rabbia e la gelosia non erano scemate, anzi.
Spinse via di nuovo Icarius.
“Ehi, che modi...” disse il giovane giardiniere ruzzolando a terra, mentre lo stalliere afferrò da dietro la sua padrona, portandola con la schiena contro il suo petto vigoroso, tenendola stretta per i seni, in una morsa virile e forte.
Lei sentiva il suo corpo aderire a quello del suo servo, avvertendo la mascolinità dell'uomo, turgida e prepotente, contro le sue forme.
“Forse non l'hai capito...” Aegos in un sussurro nell'orecchio di Lys “... tu sei solo mia...” con la mano libera che scendeva piano fin verso le gambe di lei, posandosi su quel sesso umido e caldo, cominciando a toccarlo tutto con le dita.
Le muoveva piano, ma in modo deciso, affondando sempre più, penetrando in lei, toccandola con sempre più avidità.
“Dimmi che sei mia...” lui muovendo le sue dita dentro di lei, come a voler scavare con un uncino dentro la sua padrona, rivoltando come un guanto ogni cosa, fin dentro la sua anima perversa e perduta.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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