Altea prese il cavaliere per mano ed insieme seguirono il vecchio custode che li condusse in una stanza per mangiare.
Si sedettero ed il vecchio servì loro il pasto.
Era tutt'altro che sontuoso, visto che nelle scodelle c'era della frutta secca e qualche bacca selvatica.
“Buon appetito, miei signori.” Disse il vecchio, per poi andare via.
“Poveretto, deve essere tutto matto.” Il cavaliere ad Altea. “Il mio nome?” Sorrise. “Perdonatemi, ma un voto fatto alla mia partenza mi impedisce per ora di pronunciarlo e rivelarlo. Vedete, ho perso tutti i miei beni per aver seguito in guerra il mio feudatario e per questo ho deciso di giungere qui a Sygma per vedere questo castello, il mio unico bene rimasto. Fino a quando non avrò preso possesso di questo luogo il mio voto mi impedirà di pronunciare il mio nome con onore.”
“Sciocca...” disse con disprezzo Nikolaj a Gwen “... ho giurato al mio padrone di uccidervi tutti...” legandosi una benda sugli occhi.
Allora si avvicinò alle finestre e cominciò ad aprirle, una dopo l'altra.
La luce del Sole così penetrò nella stanza, scaldando ogni cosa e dissipando tutte le ombre.
Alzarono tutti i loro calici, brindarono e poi continuarono il pranzo.
E per tutto il pranzo il barone non distolse lo sguardo da Dacey e solo a stento rivolse qualche fugace occhiata al Maresciallo ed a Fagianus per qualche loro intervento.
Poi il pranzo terminò e Minsk seguì il Maresciallo e Fagianus, dopo naturalmente aver salutato Dacey.
Silvia allora accompagnò la ragazza nella sua camera.
Qui un servo le portò un bigliettino da parte del barone.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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