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Vecchio 19-05-2018, 00.56.35   #1750
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“No, madama...” disse il taverniere a Lys “...pensavo fosse ancora qui con voi...” sorridendo lascivo “... in verità ho visto il ragazzo che correva via, ma qualche ora fa...l'altro... quello vestito da stalliere non è mai uscito da questa stanza...” guardandola tutta, rammentando come gridava fino a poco prima.
Intanto lei cercava Aegos.
Lo cercava con la forza dei suoi poteri e con la disperazione di una solitudine ora insopportabile, che faceva male.
Ma nulla.
Non vide nulla.




“Si, sto bene...” disse Ivan a Gwen.
“Mi chiedo ora dove sia andato quel verme di Nikolaj...” mormorò Elv “... fuori è giorno, dunque sarà ancora nella torre immagino...”



Il cavaliere rispose al bacio di Altea.
Un bacio caldo ed appassionato, stringendo a sé il bel corpo di lei, seduta sulle sua ginocchia.
“Prima voglio affrontare tuo marito...” disse piano sulle labbra di lei “... subito... ardo di gelosia nel sapere che lui può vantare diritti su di te...” fissandola.



Dacey scese nel giardino, abbigliata degli stessi colori della notte, in quel vestito aderente e scuro che disegnava e modellava in maniera superba il sensuale corpo della ragazza.
Nessuno la notò, quasi come se il crepuscolo fosse intriso di un qualche incanto, un sortilegio che l'avesse resa simile ad un'ombra.
Come un'antica strega raggiunse la grande quercia reale, coi suoi rami frondosi e divaricati come lunghe braccia verso l'infinita vigila di quella notte.
Arrivò ed attese.
Allora un'ombra emerse dai giochi del chiaroscuro, dai tratti vaghi.
La guardava con occhi luminosi e rossi.
Gli stessi del barone.
Cominciò ad avvicinarsi, fino a mostrarsi alla ragazza.
Era un lupo.
Un grosso lupo nero come la notte.
La raggiunse e le sfiorò la mano con la lingua, in un gesto affettuoso.
Poi, come a voler farsi seguire, la condusse via, fuori dal palazzo e poi da Monsperone.
Verso il bosco, verso la notte e verso tutti i suoi misteri.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO

Ultima modifica di Guisgard : 19-05-2018 alle ore 01.08.00.
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