Le carezze di Gwen scivolavano lungo il petto di Elv, sulla seta sottile e bianca di quella camicia che lo copriva, ma che non celava la forma dei suoi muscoli asciutti e ben fatti.
Poi la mano di lei sul viso di lui.
Quel bacio sul polpastrello del dito, il suo bellissimo sorriso e gli occhi neri del giovane in quelli verdi della ragazza.
“E dire” disse piano lui appena divertito “che solo qualche ora fa sembravi detestarmi come la peste...” senza smettere di giocare con i capelli di lei.
Anche Cales appariva perplesso, proprio come Dacey.
I due così si unirono a Ruspon ed ai suoi uomini.
Il gruppo lasciò la città nel primo pomeriggio, avventurandosi per i boschi seguendo il sentiero in cui la carrozza era stata aggredita dal grosso lupo e dove Elv era riuscito a ferire l'animale.
Gli uomini di Ruspon, con l'aiuto di una nutrita muta di cani, cominciò a rastrellare tutta la zona, in cerca di tracce.
“Se davvero è stato ferito” disse Ruspon ai suoi “allora il suo dannato corpo deve pur essere da qualche parte. Cercatelo. Il nome di colui che lo troverà sarà riferito direttamente a sua eminenza. Così come il nome di chi non sarà stato capace di trovarlo.” Minacciò.
“Non è affatto detto che un lupo ferito sia facile da trovare...” fece Cales “... può essersi rifugiato nella sua tana, o magari aver raggiunto le montagne... forse persino ucciso da qualche altro lupo...”
“Al diavolo la teoria dei vostri libri!” Gridò Ruspon. “Voglio quel dannato lupo ferito!”
Trascorsero diverse ora, ma del lupo ferito non si ebbero tracce.
Il suo corpo non sembrava essere in nessun luogo di quella zona e Ruspon spinse più avanti i suoi uomini ed i cani, senza però risultati.
Alla fine, adirato, ordinò di tornare in città.