Spalancai gli occhi, quasi volessi capire meglio che cosa fosse quell'essere immondo che avevo visto.
Non era un demone.
Non era nemmeno un fantasma.
Non un mostro mitologico.
Era vero, reale, tangibile, davanti a noi.
Un essere mortale vero e proprio che sembrava tossire, stare male, agonizzare.
Un essere che non poteva appartenere a questo mondo.
Un essere che doveva venire da un altro mondo, dove ci si poteva rendere invisibili, dove esistevano armi a noi sconosciute, dove esistevano creature così raccapriccianti.
Eppure... un mondo in cui esisteva la morte.
Quello non era una chimera, una medusa, il mostro marino di Andromeda.
Non era nemmeno il demone che cercava Guisgard, venuto dall'aldilà per punirci dei nostri peccati.
No, era qualcos'altro.
E se fosse venuto dalle stelle?
Quelle stelle che scandivano i suoi attacchi?
Un mostro piombato dal cielo, proveniente da un mondo diverso dal nostro, un mondo che conosceva armi migliori, eppure che cacciava al nostro stesso modo, e nello stesso modo si moriva.
Quel liquido verde sembrava sangue, e i suoi suoni così assurdi e incredibili sembravano una lenta agonia.
Ma cosa lo stava uccidendo?
Le nostre pallottole che non avevano scalfito la sua armatura?
Qualcos'altro?
Non lo sapevo, ma non mi importava al momento.
Guardai la bestia scivolare e liquefarsi in quel liquido.
No, non si moriva nello stesso modo.
Ma si moriva.
Allora uscii dal mio nascondiglio e raggiunsi Guisgard, senza dire nulla.
Poi mi voltai ancora una volta verso la bestia, incapace di dire alcunché.
"Possibile che sia davvero finita, Guisgard?" sussurrai, alzando gli occhi a cercare conforto nei suoi.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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