Senza opporre resistenza ci accingemmo a seguire le guardie. Nella mia mente si alternavano pensieri e idee sul da farsi ma nessuna sembrava essere quella più affidabile e di facile attuazione. Lanciai un'occhiata ad Elisabeth per cercare una sua conferma.
Giunte al cospetto del nobile signore, Elisabeth ed io cercammo di non far trapelare alcuna emozione negativa.
Con un grande sorriso mi avvicinai quasi correndo verso il barone e mi inchinai a due passi da lui.
Con fare che non mi era d'uso alcuno nella vita quotidiana (ma necessario se si tratta di vita o di morte), dissi al barone:
"Mio signore, Voi non immaginate nemmeno da quanto tempo aspettavo questa occasione. Ho provato a farmi ricevere da voi un paio di volte....ma a quanto sembra...i vostri messi non sono cosi scaltri come sembrano essere...non avete ricevuto mie notizie? Oh...che peccato: ma a tutto vi è una soluzione. Ora non pensiamo a questo spiacevole intoppo: ora sono qui e gradirei parlare con voi, mio signore, ma senza il bisogno di avere qui davanti un pubblico. Ora non recito. Ve lo chiedo per favore: lasciate pure che la mia amica vada a riposare e a fare penitenza come il frate le ha ordinato -ci siamo recate al convento perchè sentivamo il bisogno di confessare le nostre colpe,...come avrete inteso-. E poi i nostri amici stanno già organizzando il prossimo spettacolo..tutto dedicato a voi. Non vorrete fare a meno di concederci questo onore, vero signore?
Ma io resterò qui a ripassare la parte"
E mentre parlavo cercavo di non dimostrare tutta la tensione che mi stava avvolgendo.
Volevo Elisabeth libera e che potesse avvisare i miei compagni.
Io avevo sempre lo stiletto con me. Volevo solo carpire migliori informazioni in merito alla Compassione di Dio...e chi meglio del barone avrebbe potuto accontentarmi?
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