“Quale uomo” disse Fessen a Destresya alzando il bicchiere per brindare ancora “non ha un piano a cui sottoporvi, madama.” Con un sorriso allusivo. “In verità ne ho diversi che vorrei sottoporre alla vostra attenzione, bramando di sottomettervi a qualcuna delle pratiche che nel corso degli anni ha appreso nei miei lunghi viaggi fra l'Occidente e l'Oriente.” Bevendo. “In verità tali pratiche, per certi versi così antiche, se non addirittura primordiali, difficilmente sarebbero comprese nella nostra società civile, ma fra gli orientali invece riscuotono da sempre un intenso successo. Forse perchè mischiano il sacro con il profano, la forza incorporea delle passioni con l'istinto carnale dei sensi. Pratiche dunque capaci di rendere una dea irraggiungibile simile alla più infima delle schiave, passando dalla venerazione alla assoggettamento più basso e brutale.” Finendo il suo bicchiere. “Ma ci sarà tempo perchè io vi esponga tali pratiche ed elabori per voi piani degni del successo che Uaarania si attende da noi.” Fissando quelle gambe che Destresya in quel momento accavallò davanti a lui senza curarsi di quando fossero scoperte, sensuali e provocanti.
Le fissò tutte, dalle cosce strette, fino ai tacchi alti, come tante carezze che scivolavano e risalivano su quelle lunghe gambe scoperte ed accavallate, senza preoccuparsi di come il bellissimo azzurro dei suoi nobili occhi acquistasse in quei frangenti una tonalità di cupa e sinistra lussuria, come se il suo sguardo pulsasse virilità mista a pura carnale bestialità.
Tutto ciò in un continuo ed irrequieto contrasto con il suo affascinante e cortese aspetto di aristocratico gentiluomo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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