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Vecchio 15-09-2018, 23.39.34   #333
Destresya
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Destresya
Registrazione: 05-06-2018
Messaggi: 3,427
Destresya è sulla buona strada
Mi piacque vederlo turbato, eccome se mi piacque.
Sentire e comprendere che il mio tocco non lo lasciava indifferente bensì era motivo di sussulti, gemiti ed emozioni, mi diede una nuova linfa, come se non ne avessi abbastanza in quel momento, come se la passione folle non avesse iniziato a farmi perdere il controllo.
Percepivo sia il suo controllo compassato, così saldo e tranquillo, sia la passione incontrollata che lo animava.
Potevo sentire il suo corpo fremere, impaziente quanto il mio di poter lasciar esplodere quel desiderio immenso, travolgente, che cresceva a dismisura mano a mano che il tempo passava, e restavamo lontani.
Un'attesa che non faceva altro che accumulare... accumulare voglia, desiderio, voluttà per poi esplodere in un'eruzione di piacere e passione senza precedenti, senza pudore, pietà o limiti.
Ci saremmo stati solo noi, e nient'altro al mondo.
Fremevo.
Fremevo in modo incontrollato, lo guardavo quasi supplice.
Il suo sguardo deferente ma voglioso e infimo mi faceva perdere completamente il controllo.
Era meraviglioso, unico, sensuale e lurido come nessuno ma anche romantico, audace, capace... un uomo per cui perdere la testa.
E quando strinse forte il mio polso, compresi che sarebbe stato anche un meraviglioso padrone, se fosse riuscito a sottomettermi.
E qualcosa mi diceva che ci sarebbe riuscito, ci sarebbe riuscito eccome, e io non vedevo l'ora.
Volevo essere la sua dea e la sua regina, ma anche la sua schiava e la sua ancella, il suo amore e la sua sgualdrina.
Volevo tutto, ogni sua fantasia, ogni suo pensiero, ogni battito, ogni parola, ogni gesto, ogni sogno, ogni sospiro.
Tutto.
Solo di quel tutto mi sarei accontentata.
Ora che la sua mano era nella mia, sorrisi, fissando le sue labbra che sfioravano alla mia pelle.
"Allora venite con me..." con la voce che tradiva la voglia incontrollata che ormai si era impossessata di me.
Mi voltai e lo trascinai con me verso le mie stanze, il mio regno, che presto si sarebbero tinte dei nostri gemiti e dei nostri sospiri.
Camminavo piano, con andatura lenta e sensuale.
Non mi curai di raccogliere la vestaglia, nè di tenere Swan che mi seguiva a debita distanza, anzi, spesso rallentavo il passo quanto bastava perchè mi raggiungesse e sfiorasse le mie natiche bianche e vogliose con la sua virilità salda e dura che sarebbe stata presto libera da ogni costrizione.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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