Discussione: La Compassione di Dio
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Vecchio 01-12-2009, 01.00.10   #386
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Intanto, nella locanda, Jigaen aveva ascoltato le parole di Llamrei.
"Una porta per ritornare in quel luogo, mia signora?
E se li dentro dovessimo veder giungere la nostra ora?
Ma non andrete da sola, pur se temo questo pensiero.
Vi accompagnerò e da quella porta saremo nel maniero!"
Così, la dama ed il buffone, con il favore della notte, percorsero quella via che Llamrei ben ricordava. E giunti a quel passaggio ai più segreto, oltrepassandolo si ritrovarono di nuovo nel castello.


Morris, nel frattempo, camuffato da spia, raggiunse altri tre individui.
"Mortimer" disse uno di loro "dove ti eri cacciato? Aspettavamo te. Sir Geowan ci ha fatto chiamare. Ci attende nel cortile all'alba. E' quasi l'ora, muoviamoci!"


Sulla strada per Camelot, intanto, Hastatus cercava riparo in quel vecchio monastero, mentre si avvicinava sempre più il poderoso galoppo dei cavalieri neri.
Ad un tratto si aprì una porta nella muratura ed una mano invitò Hastatus ad entrare.
Dentro, illuminato da un grosso cero, vi era un uomo vestito di umili stracci e pelli per ripararsi dal freddo e dall'umidità.
Aveva barba e capelli bianchi.
Si accostò ad una fenditoia del muro ed osservò all'esterno.
"Quei maledetti" cominciò a dire "non osano entrare in questo santo luogo. Non possono."
Guardò poi Hastatus e aggiunse:
"Qui sarete al riparo da quei demoni."
Poi gli fece cenno di seguirlo.
Giunsero in una stanza dove era preparata, con umili cibi, una tavola.
"Sedetevi e mangiate con me, cavaliere" disse l'eremita "il male vuol fiaccarci nello spirito come nel corpo. Mangiate e riavrete le forze."
I cavalieri neri, intanto, restavano fuori al monastero, tenendo a stento i loro nervosi cavalli, in attesa che la loro vittima uscisse da quel luogo per loro invalicabile.


Elisabeth intanto era alla mercè delle guardie.
"Se osi fare ancora resistenza" minacciò una delle guardie "ti mozzerò quella tua maledetta lingua!"
E fu così condotta in una piccola cella segreta, situata in fondo ad un lungo corridoio ben sorvegliato dalle guardie.
"Bada di non darci noie, bellezza" intimò il carceriere "oppure di darò come premio ad ognuno di questi soldati!"
Ad illuminare quella piccola e umida cella, vi era solo una piccola finestrella sul soffito, dalla quale penetrava la luce della Luna.
Ma poco dopo iniziò ad albeggiare ed anche la Luna, come l'ultima compagna di quella sventura, svanì, investita dall'aurora, lasciando Elisabeth ancora più sola in quell'infame luogo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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