Ci fu un tempo, in cui mia madre mi faceva indossare la gonna a plissée, un giro di perle e pretendeva che parlassi in un certo modo, mi ponessi in un certo modo, agissi in un certo modo... beh, quel tempo non è durato poi a lungo.
Non sapevo bene perchè quel pensiero mi avesse raggiunto proprio in quel momento.
Sarà che nell'eternità che impiego ad asciugarmi i capelli non ho mai niente a cui pensare, o forse che le due ore di allenamento mi hanno ricordato tutti i rimproveri sul fatto che la boxe non fosse da "signorine", o forse perchè a volte la mente fa dei giri strani che nemmeno io potevo spiegare.
Continuai in quel noiosissimo compito a cui non potevo mai sfuggire, che si aggiudicava il premio di peggior momento della giornata, finchè non fui soddisfatta del risultato.
Finii di vestirmi ed uscii dallo spogliatoio, infilai gli auricolari e salutai con un laconico cenno della mano gli avventori della palestra, impegnati a colpire sacchi o persone, senza che badassero a me. Forse qualcuno mi salutò anche, ma io ero distratta.
Qualcosa aveva attirato la mia attenzione, un vecchio film proiettato sul piccolo televisore che mi chiedevo sempre a cosa servisse in una palestra, come se qualcuno avesse tempo di star lì a vedere le soap opera.
Forse era la prima volta che mi fermavo, con l'auricolare in mano, a guardarla chiedendomi perchè mai fosse senza volume.
Sorrisi.
Quante volte avevo visto quel film, quel vecchio film di qualche decennio prima, diretto dallo zio Uncles.
Ecco, lui era l'unico della famiglia con cui fossi mai andata d'accordo.
Sorrisi tra me e me, ricordando quant'ero felice di andare da lui d'estate, era burbero e inflessibile come nessuno, autoritario e intransigente, eppure mi piaceva più di mia madre col suo finto sorriso e la mania delle apparenze.
Era un bel po' che non lo vedevo, come chiunque altro della famiglia del resto, ad eccezione di Gwen.
Mi destai dai ricordi perchè avevo una fame da lupi!
Scesi nel parcheggio, montai in sella alla mia moto e mi diressi alla volta di casa.