IL MISTERO DI SAN MICHELE DI MADDOLA.
“La salvezza viene dal Signore:
sul tuo popolo la tua benedizione.”
(Salmo 3)
Un giorno d'Inverno come tanti, grigio e silenzioso, la città di Afragolopolis, così monumentale tra le sue guglie perfette, i tetti dai riflessi d'amaranto, i campanili svettanti di onice brillante e le strade simili a fiotti variegati di gentiluomini ora accompagnati da un bastone in onice placcata, ora da un coltello in avorio intarsiato alla cintola, ora da un moschetto decorato a tracolla vedeva una striata confusione, una vivace agitazione animare Piazza della Miglioria, centro principale dell'urbe e sede della corte reale.
La morte, o per meglio dire l'assassinio dell'egregio astronomo Todor aveva scosso la comunità e tutta la borghesia gridava a gran voce la sua insofferenza e la propria voglia di giustizia.
Menti acute e brillanti come il compianto osservatore dei cieli Afragolignonesi erano ritenute non solo rare, ma anche illustri e senza più il loro contributo la nazione aveva meno possibilità di rendere la vita dei suo popolo agiata e felice.
Nell'anno di Grazia 1780 l'intera nazione viveva un forte fremito razionale e reazionario ed aveva ormai eletto a furor di popolo, quasi come opposizione alle antiche regole feudali che tenevano stretto il potere, uomini proprio come Todor i nuovi vessilli da issare verso il futuro.
Ora il popolo chiedeva a gran voce di trovare e punire il suo assassino.
Addirittura il Borgomastro di Maddola, dove sorgeva il Monte Sacro all'Arcangelo Michele e luogo in cui Todor si era recato per alcune sue ricerche riguardo i cieli notturni, era stato praticamente costretto dai suoi concittadini a promettere un premio in denaro a colui in grado di trovare l'uccisore del celebre astronomo.
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