Entrai in casa come un automa, i movimenti meccanici che mi portavano dall'ingresso alla stanza da letto mentre Kinkle mi seguiva circospetto, come a comprendere il mio stato d'animo.
In poco tempo ero già sotto le coperte, il mio gattone bianco e grigio acciambellato accanto a me e ancora tanta tanta confusione dentro di me.
Durante il sonno, vidi strane scene, tutte inquietanti, ma ne ricordai poche al mio risveglio.
Rammentavo di aver visto simboli, luoghi e un senso di oppressione mi pervadeva.
Mancava solo un giorno alla partenza.
Non mi pentivo di aver scelto di accompagnarlo, neanche dopo quello che era successo.
Non volevo perdere di vista la situazione e volevo averlo sempre sott'occhio.
A quel punto mi alzai, feci colazione, mi preparai ed uscii diretta a casa sua, con l'intenzione di comportarmi come se nulla fosse successo.
Perché non era nulla, giusto?
Arrivai alla villa e suonai il campanello in attesa che mi aprisse, come ogni mattina.
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