Discussione: Racconti afragolesi
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Vecchio 10-01-2010, 02.02.35   #6
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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VAQUERO E L'ANELLO MAGICO

Vaquero era famoso per il suo allevamento di bovini.
Ogni mese raggiungeva la Fiera Boara e trattava i suoi affari. Benchè però fosse un gran lavaratore ed un uomo onesto, madonna Fortuna non sembrava essergli amica.
Capitò così che una volta, a causa di un incendio, molte bestie fuggirono dalle sue stalle.
Un'altra volta, proprio mentre si recava alla fiera, fu assalito da un gruppo di briganti che gli rubarono tutti gli animali.
Egli, essendo un uomo di profonda fede, viveva con pacata sopportazione questi accadimenti, sicuro che un giorno la buona sorte si sarebbe accorta di lui.
Ma sua moglie Sisina mal sopportava questa perenne sfortuna e sfogava la sua rabbia e la sua delusione proprio sul povero marito.
Nella loro casa perciò quasi mai dominavano pace e serenità.
Un malinconico giorno di Settembre, Vaquero tornava dalla campagna, come faceva ogni sera.
La fatica di quella giornata di lavoro era pesante, ma il buon uomo non aveva molta voglia di tornare presto a casa.
Lì avrebbe sicuramente litigato con sua moglie.
Infatti quel giorno, Vaquero era stato chiamato dal suo padrone, il venale Cimmino. Costui gli aveva chiesto gli arretrati dei suoi profitti.
Ma Vaquero non aveva i soldi per soddisfare le richieste del suo padrone e questi lo aveva minacciato di cacciarlo via dalla sua terra se non avesse provveduto a sdebitarsi con lui.
L'umore di Vaquero era quindi particolarmente a terra quel giorno e sapeva benissimo che non avrebbe trovato nemmeno un pò di conforto a casa sua.
E così, mentre i cattivi pensieri lo assalivano, camminando per la campagna, scalciò una vecchia brocca sigillata che gli capitò davanti.
"Ahi!" Udì all'improvviso Vaquero. "Ma che modi sono questi!"
Il pover'uomo si guardò intorno ma non vide nessuno.
"Forse sarà stato il vento." Pensò, riprendendo a camminare.
"Qui dentro già si sta stretti!" Udì ancora Vaquero. "E se il tutto inizia a rotolare, prima o poi finirò con l'impazzire!"
"Stavolta ho udito davvero la voce!" Esclamò stupito ed intimorito Vaquero.
"Certo che hai udito la voce...era la mia!" Gridò quella misteriosa voce.
Vaquero allora, in preda al panico, non vedendo nessun altro, pensò di essere alla presenza di qualche fantasma.
Imboccò allora di gran carriera il vecchio sentiero che lo conduceva a casa e si apprestò a lasciare quel posto.
"Ehi tu, dove vai?" Gridò quella misteriosa voce. "Non puoi lasciarmi chiuso qui dentro! Se non mi aiuti finirò col morirci in questa brocca!"
Vaquero, a quelle parole, si fermò, voltandosi indietro.
Si avvicinò alla brocca e la fissò con paura mista a curiosità.
E con il piede la scosse.
"Ma allora è un vizio il tuo!" Tuonò ancora quella voce stridula. "Smettila di scuotere questa brocca o finirò per battere la testa sulle sue pareti!"
"Grandezza del Cielo!" Esclamò Vaquero. "La voce proviene proprio da qui dentro!"
"L'hai capito finalmente!" Rispose la strana voce.
"Oh Cielo..." Accennò Vaquero.
"In cielo ci salirò presto" rispose quella voce "se nessuno mi tira fuori da qui dentro!"
"Bontà divina" invocò spaventatissimo Vaquero "aiutami!"
"Tu la fuori sei al sicuro!" Disse la voce misteriosa. "Sono io che sono imprigionato! E ci resterò per sempre se non mi aiuti!"
"Ma..." cominciò a chiedere timidamente Vaquero "...chi c'è li dentro?"
"Liberami e faremo le doverose presentazioni!"
"E se lì dentro c'è il demonio?" Chiese Vaquero.
"Ma quale demonio!" Rispose stizzita quella voce. "Ci sono solo io! Liberami e ti ricompenserò!"
"E se sei uno spirito maligno?"
"Per mille calderoni colmi d'oro! Non sono nè un demonio, nè uno spirito, nè nient'altro di tutte quelle cose che ti spaventano! Liberami e te ne accorgerai!"
Vaquero restò turbato e pensieroso. E restò così per alcuni istanti.
"Insomma" disse quella voce "ti decidi? Liberami e ti ricompenserò come meriti!"
Vaquero non rispose nulla, spaventato come era.
"Ti prego...aiutami o morirò qui dentro..."
Vinto allora da quella pietosa invocazione, facendosi coraggio, Vaquero tirò un forte calcio a quella brocca, spaccandola in due, liberando così il suo contenuto.
E la sorpresa di Vaquero fu grande nel vedere cosa emerse dalla brocca rotta.
Era un minuscolo esserino, con un grosso cappello a punta ed un giubba verde.
L'esserino si spolverò gli abiti e si pizzicò le guance come a voler far tornare in circolo il sangue.
Poi, vedendo Vaquero, prese a dire:
"Ce ne hai messo di tempo per liberarmi!"
"Ma chi sei?" Chiese Vaquero.
"Sono Luk, suddito del potente Oberon, re degli elfi!" Rispose l'esserino inchinandosi.
"Sei un gnomo o roba simile?"
"Sono un gnomo e basta!" Rispose infastidito Luk. "In natura non vi è niente di simile ad uno gnomo!"
"E come ci sei finito lì dentro?"
"Ecco...è stato per volontà del mi re...per punire la mia...si, insomma...io amo parlare...e forse un pò troppo."
"Se lo raccontassi a qualcuno" disse Vaquero "non mi crederebbe di certo."
"Ma tu non devi raccontarlo a nessuno!"
"Nemmeno a mia moglie? Lei vorrà sapere di questo mio ritardo ed io non so mentirle."
Luk, nel fissare il buon Vaquero, sorrise e disse:
"Sei un brav'uomo ed io ti avevo promesso una ricompensa."
Estrasse allora da una tasca un anello e continuò a dire:
"Vedi questo anello, amico mio? E' la tua fortuna e bada di non separartene mai. A questo anello potrai chiedere un desiderio ed esso si realizzerà. Riflettici bene su, però, perchè questa possibilità potrai averla una sola volta."
Detto questo, Luk diede l'anello a Vaquero e sparì nella vegetazione della campagna.
Il povero Vaquero, quasi incredulo, corse felice a casa.
Pensava che un essere magico come quello che gli aveva donato l'anello fosse depositario di grandi poteri ed il suo anello quindi non poteva essere un comune oggetto.
Raccontò quindi tutto a sua moglie ed anch'ella, sentito tutto il racconto, non potè non credere a quella storia.
Sfortunatamente però, anche il malvagio Cimmino aveva assistito alla liberazione di Luk ed al dono dell'anello.
Decise allora di procurarsene uno simile in tutto e per tutto a quello di Vaquero e con una scusa sostituire i due anelli.
E così, un giorno, giunto a casa di Vaquero con una banale scusa, Cimmino riuscì a scambiare i due anelli.
E quando ritornò al suo palazzo, in preda ad una forte eccitazione, espresse il suo desiderio:
"Voglio tanto oro da esserne sommerso!" Gridò all'anello.
Un attimo dopo un incredibile quantità di monete d'oro iniziarono a spuntare, riempendo in breve l'intera stanza.
Cimmino, nel vedere quello spettacolo, iniziò a ridere forte ed a sguazzare in quella preziosa cascata.
E più rideva, più quelle monete sorgevano dal nulla, fino a quando Cimmino iniziò a sentirsi imprigionato da quella massa aurea.
"Va bene così! Fermati!" Urlò all'anello.
Ma la cascata d'oro non cessò e finì con il sommergere letteralmente il venale Cimmino, che in breve soffocò.
Vaquero invece, non si era accorto dello scambio ed era convinto di possedere il vero anello magico.
Non espresse però subito il suo desiderio. Anzi, quell'anello fu una forte motivazione per lavorare sempre più sodo.
"Lavoriamo fino a quando il buon Dio ci darà la forza" diceva a sua moglie "e quando avremo bisogno chiederemo aiuto all'anello."
Lavorarono così con serenità e determinazione, riuscendo in breve a riavviare la loro attività.
Così, pian piano, si costruirono una nuova casa, con nuove stalle più grandi e capaci di accogliere molti più animali.
Comprarono terra loro da coltivare, senza più dover dipendere da un padrone.
Non avevano paura di cattivi investimenti e quindi ebbero il coraggio di far fruttare al meglio il loro lavoro: del resto, in qualsiasi momento, pensava Vaquero, qualsiasi emergenza fosse sorta, l'anello avrebbe risolto tutto.
Passarono così gli anni, ricchi di lavoro e di guadagni, senza che mai Vaquero e sua moglie esprimessero il loro desiderio.
Invecchiarono così insieme, in serenità.
E quando morirono, i loro figli non ebbero il coraggio di separare il loro padre da quell'anello che aveva tenuto con sè per tutta la vita.
"Nostro padre" disse il maggiore fra loro "ha lavorato tutta la vita, lasciandoci oggi benessere e tranquillità. Tutto ciò che aveva lo divideva con gli altri. Per se ha sempre tenuto solo questo suo strano anello, del quale non faceva mai parola con nessuno. E giusto che lo porti con sè anche nella tomba."
E così termina la storia di Vaquero e del suo anello magico.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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