Discussione: Racconti afragolesi
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Vecchio 27-01-2010, 23.31.12   #9
Guisgard
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LA CIVETTA DI GIADA

Venne un tempo in cui i valori, gli ideali e tutto ciò che differenzia l'uomo dalle bestie e lo eleva al di sopra di tutte le altre cose del Creato, venne messo in discussione.
Il ruolo del re e dell'aristocrazia furono oggetto di critiche e di attacchi.
La stessa Chiesa, incarnazione terrena dell'essenza divina, fu bersaglio dei pregiudizi e delle miserie umane.
Deliranti filosofi e sedicenti maestri iniziarono a seminare nella massa ignorante il seme della follia e dell'illusione.
In breve, in gran parte del regno sorsero associazioni e corporazioni che celavano il seme diabolico della rivoluzione.
Focolai di ribelli, imbastarditi dalle visionarie tesi di questa innaturale filosofia, iniziarono a nascere nei punti più importanti del reame.
Ma cosa chiedevano i ribelli?
Non miravano alle terre, alle rendite o al potere dei loro signori.
No, essi miravano a debellare i loro valori, i loro ideali e le fondamenta su cui si basavano i loro diritti.
I ribelli, così, si accanirono contro tutto ciò che legittimava il ruolo del re e dell'aristocrazia.
E tra i loro bersagli ci furono la Chiesa e la religiosità stessa.
Ovunque, insieme alle armi, anche la corruzione ed il tradimento dominarono.
Molti membri del'aristocrazia, rinnegando loro stessi, si lasciarono sedurre dai nemici della corona.
Il regno fu allora insaguinato dalla guerra civile.
Padre contro figlio, fratello contro fratello, maestro contro allievo.
Lo scontro fu duro e scosse fin nel profondo i pilastri del reame.
Il re, stringendosi ai suoi fedelissimi, combattè con vigore ed alla fine sradicò il seme del male dal suo regno.
E tra i suoi più fedeli alleati vi fu la nobile stirpe dei Taddeidi.
Essi furono il braccio armato dei più alti valori del reame.
Ed il re volle premiare la loro fedeltà.
Ebbero così il possesso del più nobile e ricco feudo del regno.
I Taddeidi divennero così signori delle terre di Capomazda, che significa "Capo di Dio".
I Taddeidi presero possesso delle loro nuove terre e vi innalzarono un superbo palazzo, simbolo della nobiltà della loro stirpe.
Secondo il diritto feudale però, la terra era data solo in concessione dal re e questi, concedendola, doveva richiedere un prezzo ai suoi vassalli.
Ma il re non voleva che i suoi fedeli alfieri pagassero per quella terra.
Allora il sovrano chiese quale fosse l'animale più diffuso nelle campagne e nelle foreste di Capomazda.
Gli fu risposto che il più diffuso era la civetta.
Egli allora pretese come unico prezzo una civetta da offrire i primi giorni di ogni nuovo anno.
I Taddeidi furono grati al re per la sua generosità.
Ma essi vollero, per il primo anno, pagare un pegno particolare.
Fecero cosi forgiare dai loro orafi una superba Civetta di Giada.
E l'inestimabile manufatto fu intarsiato con diverse pietre e gemme preziose, prelevate direttamente dalle ricchezze che i Taddeidi avevano guadagnato combattendo in oriente contro gli infedeli.
Il re, quando ricevette quel dono, lodò oltre misura i suoi vassalli e giurò che l'intimo legame tra loro e la corona non si sarebbe mai estinto.
Ancora oggi la magnifica Civetta di Giada è conservata nel palazzo reale, simbolo di valori e di ideali immortali.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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