Per un attimo Gwen si sentì oppressa, angosciata, triste e persino spaventata.
Fu un momento, seppur intenso, che svanì quando la cameriera infilò la chiave nella serratura girandola con vigore.
Tre scatti e la porta si aprì.
La targhetta col numero 168 brillò per un istante, così come le lettere attaccate alla porta che formavano il nome Ipazias.
Era una suite ampia, con un breve passamano che divideva un grande bagno in marmo a destra da una larga stanza da letto a sinistra, dalla quale si accedeva attraverso un salottino.
Tre ampie vetrate illuminavano l'ambiente e da un piccolo terrazzino ci si poteva affacciare al cortile interno dell'albergo e godere di una meravigliosa vista sul mare.
La cameriera informò i due giovani veterinari di un angolo bar ben fornito di alcolici, bibite varie e diversi snack.
"Bene." Disse. "Ai signori occorre altro?" Chiese.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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