Cittadino di Camelot
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<3 ne sono felice *_* dopo Mordred e Gawain, Agravaine è il fratellino che preferisco!
02. Tutto parte da un mazzo di fiori
Mordred si svegliò fresco e riposato e quasi si rallegrò nel sentire gli uccellini di inizio primavera che cantavano fuori dalla finestra.
Erano passati quattro giorni dal suo primo tentativo con Galahad. Quattro giorni dal momento in cui aveva deciso di sedurre e distruggere Galahad per vendicarsi di Lancillotto.
Mostrare la sua notevole esperienza in fatto di tornei non aveva giovato molto, poiché il bamboccio francese pareva abbastanza abile, ma sagaci complimenti ed un'esagerata gentilezza avevano fatto arrossire il biondo, colpendo sicuramente il suo cuore.
L'aveva incontrato un altro paio di volte nel palazzo e si era sempre comportato con disgustosa cortesia. Aveva persino fatto il tifo per lui al torneo.
Agravaine gli aveva consigliato di lasciar perdere o, almeno, di provare a distruggere Galahad in un modo più veloce e semplice (qualcosa che c'entrasse con dei serpenti) ma Mordred era sempre stato testardo. Un tratto caratteristico della famiglia Pendragon.
Il fratellastro era stato quindi costretto a chiedere consigli a Lynette, la moglie del loro altro fratello Gaheris. Lynette aveva assicurato che una cosa fondamentale del fare la corte erano i regali.
Tanti regali perché tutti amano un partner che sembri, o sia davvero, ricco.
E Mordred era ricco. Se c'era qualcosa che Artù e Morgause non gli avrebbero mai fatto mancare erano i fondi, anche se per due motivi diversi.
Morgause amava l'idea che la si pensasse una ricca gran dama e non poteva sopportare nemmeno il pensiero che uno dei suoi figli se ne andasse in giro come un pezzente.
Artù invece preferiva fargli avere soldi, cavalli ed armature piuttosto che vederselo attorno più del necessario.
Subito dopo la veloce colazione, Mordred passò da dama Lyonella, la sarta reale e le chiese di confezionare un mantello di seta azzurra. Certo, la seta non copre molto dal freddo ma ormai era primavera e la seta era bella, rara ed ispirava ricchezza come nessun'altra cosa.
Tornò poi nelle proprie stanze e frugò nell'armadio alla ricerca di qualche possibile regalo da consegnare in attesa del mantello.
Trovò una casacca infoltita di pelliccia di ermellino. Se la avvolse attorno al braccio e corse fuori dalla stanza.
"Ehi tu," esclamò chiamando uno dei paggi di Kay, "sai dove posso trovare sir Galahad?"
"Penso sia alle stalle con il suo cavallo, signore."
"Perfetto, grazie."
Come detto dal paggio, Galahad si trovava accanto alle stalle. Aveva Joan, il suo cavallo, legato ad una corda e lo stava facendo passeggiare in tondo all'interno del recinto delle esercitazioni.
"Sir Galahad, lasciate stare il vostro cavallo! Le fanciulle di Camelot iniziano a sentirsi trascurate."
Galahad si voltò ad osservare Mordred che scavalcò la recinzione e giunse davanti a Joan, accarezzandole in mezzo alle orecchie.
"Solo le dame?" sorrise il giovane, arrossendo.
Il principe di Camelot si voltò sorpreso.
"Vi ho portato un dono," esclamò poi, deciso a non farsi intimidire da nulla e sicuro nella propria strada.
"Un dono? Non posso darvi nulla in cambio."
"Non voglio nulla, ve lo assicuro. Ecco qui, per voi." Mordred porse a Galahad la casacca rossa e lasciò che l'altro la prendesse a l'ammirasse.
"E' superba. Non posso accettarlo, sir."
"Ma dovete. Insisto."
Galahad lasciò che il cavaliere lo aiutasse a togliersi la cotta di maglia ed indossare la casacca.
"Vi ringrazio, davvero," continuò il figlio di Lancillotto e dopo un breve inchino tornò a badare al suo cavallo.
Mordred lo guardò confuso. Tutto qui? Lynette aveva assicurato che ci sarebbero state scintille! In quel mentre giunse anche Percival, giovane figlio di Pellinore e, per questo, non di certo una persona che amava la famiglia di Mordred.
Molti anni prima, Pellinore aveva ucciso il marito di Morgause e Gawain, fratello maggiore di Mordred, aveva ucciso Pellinore per vendicare il padre. La faida però non si era fermata lì ed era continuata con piccole scaramucce e violente ferite.
"Galahad, vi cercavo," lo salutò Percival, con il fiatone per una recente corsa ed il volto arrossato. L'altro cavaliere lo invitò a continuare la frase e lo interrogò con gli occhi. Di risposta, Percival si limitò ad occhieggiare incerto Mordred che, sentendosi di nuovo di troppo, decise che era il momento di ritirarsi. Per ora.
I regali stavano funzionando. Galahad aveva mandato un biglietto scritto di suo pugno come ringraziamento per il mantello di seta e Mordred ne era entusiasta.
"Bene ma ancora non hai concluso nulla," lo rimproverava spesso Agravaine.
"Concluderò, concluderò," era la tipica risposta.
Ma, effettivamente, non stava accadendo nulla.
Galahad si comportava in modo cortese, come sempre, con lui come con tutti ed anche se a volte arrossiva non dava segni di possedere una mente abbastanza maliziosa per immaginare più di uno scambio di doni e cortesie.
Solo quattro giorni dopo l'incontro della stalla, Agravaine giunse nelle stanze di Mordred con una piccola scatoletta di legno.
"Ti ho portato la vittoria, caro fratello."
Mordred si limitò a fissarlo con aria impassibile. La maggior parte delle volte amava i suoi fratelli, persino l'ingenuo Gareth, ma spesso vederli gli ricordavano di sua madre. La bella Morgause che, anche se sorellastra di Artù, aveva sedotto il re per ottenere un veloce lasciapassare a corte, un qualcosa che potesse usare contro il fratellastro.
"Apri," insistette Agravaine, porgendogli la scatola di legno liscia e senza decorazioni.
A malincuore, l'altro eseguì. All'interno si trovava una piccola gemma rossa anche se, visto la preziosità, piccola era un termine relativo. Si trattava sicuramente di un rubino, intenso e meraviglioso quanto un boccale di vino e una goccia di sangue.
"Dove l'hai trovato?"
"Me l'ha dato Lynette."
"L'ha rubato a Gaheris, allora."
"Molto più probabile che Gaheris l'abbia rubato a nostra madre."
Mordred chiuse sonoramente la scatola, nascondendo il rubino dalla propria vista.
"Non voglio dargli qualcosa di nostra madre!"
Agravaine rise stupefatto all'aria scandalizzata del fratello minore. "E perché? Che cosa ti interessa?" Lo sfidò con gli occhi chiedendogli perché mai avrebbe dovuto anche pensare alla provenienza dei regali. L'importante era che le cose fossero fatte e basta.
Mordred lo occhieggiò nervoso, riaprì la scatola di legno ed annuì. "Hai ragione."
Il cofanetto ed il rubino vennero recapitati quasi subito da un paggio fidato che serviva la famiglia delle Orcadi. Il tutto sotto la supervisione di Agravaine che sembrava avere preso particolarmente a cuore le attività vendicative di Mordred.
Non passarono molti giorni che una giovane damigella giunse a bussare alla porta di Mordred.
La fanciulla, una delle dame che si vedevano spesso in compagnia di Lyonesse, la nobile moglie di Gareth, si inchinò brevemente guardando Mordred sottecchi, intimorita.
"Sì?"
"Nobile cavaliere, sono stata mandata da sir Galahad a porvi i suoi ringraziamenti più sentiti. Si scura per non essere venuto di persona ma il nobile Lancillotto ha richiesto la sua presenza."
Ma certo, pensò il figlio di Artù, il caro Lancillotto tentava di tenere il puro figlioletto il più occupato possibile e quindi lontano da lui. Bene, se Lancillotto temeva significava che c'erano ragioni per temere.
"Digli che non è necessario."
"Vi manda un dono e si scusa se non è ai livelli dei vostri." La ragazza si inchinò velocemente e porse al cavaliere una scatola avvolta in un telo. Con un ultimo saluto scappò via, lasciando l'uomo a scoprire che nel telo non vi era una scatola ma un libro.
Mordred aprì il volume, se lo rigirò fra le mani. Lo aprì, lo richiuse, lesse una pagina e si trascinò a sedersi alla sua scrivania. Fu lì che Agravaine lo trovò, inquieto e turbato.
"Che cosa leggi?"
"Questo!" esclamò Mordred, alzandosi con violenza, "è il regalo di Galahad! Per me," sibilò e lanciò il libro addosso al fratellastro. L'altro evitò con facilità il volume e lo raccolse poi da terra.
"Poesie di Teocrito," lesse sulla prima pagina. "Sono delle poesie, e allora?"
"E allora-" Mordred si bloccò, "come fa a saperlo?"
"Sapere cosa?" domandò Agravaine, sentendosi sempre più annoiato.
Per tutta risposta l'altro si chinò sulla scrivania e prese un piccolo foglietto scribacchiato, porgendolo ad Agravaine.
"A sir Mordred con tutta la mia gratitudine per la gentilezza dimostrata. So che conoscete ed apprezzate gli scritti dalla Grecia e che sapete leggere il greco. Spero che questo dono, benché meno regale del vostro, sia comunque apprezzato," lesse l'altro. "Cos'ha che non va?"
Mordred lo osservò come se fosse impazzito e non si rendesse conto di nulla. Come poteva Agravaine non capire la situazione?
Come faceva Galahad a sapere che lui conosceva il greco o che leggeva? Perché se ne era interessato?
"Mordred ne stai facendo un problema. Ti ricordi del tuo piano, sì? E se Galahad si è interessato ai tuoi gusti significa che sta funzionando."
"Sì sì, certo, è ovvio."
"Bene. Posso darlo a Laurel?" sorrise Agravaine, giocherellando con il libro di poesie. Lo lanciò brevemente in aria ma questo non tornò sulla sua mano perché il figlio del re si sporse in avanti per afferrarlo.
"No, questo lo tengo io," bofonchiò Mordred, cacciando il fratellastro dalle sue stanze.
Agravaine tornò verso le proprie stanze divertito e dubbioso.
Mordred era sempre stato un tipo strano ma chi l'avrebbe mai immaginato così strano?
Nel corridoio che portava all'esterno del maschio del castello, l'uomo incontrò dama Lynette. Lynette era una donna dalla lingua lunga, facile all'ira e molto intelligente. Agravaine aveva sempre pensato che, in qualche modo, somigliasse a loro madre ma senza i tratti più velenosi della personalità di Morgause. E, dentro di lui, credeva che questo fosse anche il motivo per cui Gaheris l'avesse sposata.
"Sir Agravaine, ottima giornata, vero?"
"Siete riuscita ad avvelenare un paggio? Oggi vi vedo particolarmente allegra," replicò amabilmente il bel Agravaine e Lynette rise di gioia.
"Mi credete una strega! Dovrei offendermi," esclamò la donna, aggiustandosi le lunghe trecce castane. "Come è andata con la dama di Mordred?"
"Oh, oh, bene come previsto."
"Sapete perché ve lo chiedo?" domandò Lynette, sorridendo angelicamente. Non aspettò la risposta dell'altro. "Perché oggi la regina mi ha raccontato entusiasticamente del meraviglioso rubino incastonato alla spilla di sir Galahad."
"Il mondo è pieno di rubini," replicò Agravaine, alzando le sopracciglia.
Il sorriso della donna si allargò ancora di più. "Non starete tentando di sedurre un cavaliere."
"No, non sono io, come vi ho detto. E' Mordred."
Il fratello non pensò nemmeno un attimo di dover mantenere il segreto di Mordred. Suo fratello doveva pensarci prima di confidarsi con lui.
"A proposito di Mordred," continuò l'uomo, senza mai smettere di sorridere, "cosa fare dopo il regalo?"
"Il regalo non ha funzionato?"
"Non come avrebbe dovuto."
"La prossima mossa," assicurò Lynette, "è la gelosia."
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