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Vecchio 28-02-2010, 10.50.48   #7
Mordred Inlè
Cittadino di Camelot
 
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Mordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella roccia
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04. Il viaggio

Mordred partì all'alba.
Artù lo aveva salutato la sera prima, consegnandogli una lettera per Morgause. Agravaine aveva riso e gli aveva augurato un acido 'buona fortuna', prendendosi l'incarico di informare poi gli altri loro fratelli.
Il re aveva pensato che sarebbe stato più sicuro viaggiare in pochi, per non attirare troppo l'attenzione. Meglio sembrare dei cavalieri solitari ed innocui che una delegazione da Camelot. Non era un periodo di gioia per il regno. Vi erano stati anni di pace dopo la sconfitta dei sassoni a Badon Hill ma ora i barbari avevano ricominciato ad affluire, spingendo le popolazioni della Britannia verso la disperazione.
Mordred preparò l'elmo appeso alla sella. Lo avrebbe indossato. Meglio viaggiare scomodi che viaggiare morti.
Lamorak e Galen, un cavaliere di Artù ed il proprio scudiero, erano già pronti e lo stavano aspettando sui loro cavalli, con altri due cavalli di scorta ricolmi di provviste.
"Sarà un viaggio veloce," li rassicurò Mordred, "non starete molto lontano da Camelot."
In quel mentre li raggiunse l'ultimo membro della spedizione: Galahad.
Anche lui, come Lamorak e Mordred, indossava la propria armatura optando per la sicurezza invece che per la comodità.
"Sir Galahad," sorrise Lamorak, lasciando che il proprio cavallo si avvicinasse gioiosamente a quello del nuovo arrivato.
Mordred si limitò a lanciargli un'occhiata gelida e saltò in groppa alla propria montatura.
Era decisamente poco felice della scelta di Artù di mandarlo dalla madre.
Non che odiasse la propria madre. La amava profondamente, c'era chi diceva un po' troppo, ma Morgause non aveva mai avuto il dono della sensibilità di una madre. Quando lui e i suoi fratelli erano piccoli si dimenticava spesso di loro. Persino ora lo faceva.
Se, un giorno, le veniva in mente uno dei figli era sicuramente per qualche altro fine.
In questo caso, Morgause aveva usato la nostalgia di Mordred come un pretesto non troppo velato per essere nuovamente accolta a Camelot. E Mordred odiava l'idea di raggiungerla e dimostrarle così il suo fallimento.
A Morgause non avrebbe fatto piacere.
In più, Artù gli aveva affidato il figlio di Pellinore, nonché amico di Lancillotto, ed il figlio di Lancillotto. Decisamente fantastico.
"Potrai usare il viaggio per sviluppare ulteriormente il tuo piano," aveva entusiasticamente suggerito Agravaine. "E' una fortuna che Galahad abbia deciso di venire con te. Lo sai che non c'è nulla che unisca come l'affrontare assieme le avversità."
Mordred lo aveva ignorato (e cacciato).
Dall'episodio con Gwendalyn Galahad si era dimostrato relativamente freddo. Non certo scortese ma sicuramente meno amichevole di prima e Mordred era stanco di provare e riprovare.
Forse avrebbe dovuto seguire il primo consiglio del fratellastro: sbarazzarsi di Galahad con del veleno. Morgause sarebbe stata fiera di lui.
"E' una vera fortuna che Morgause non si trovi alle Orcadi," commentò Lamorak una volta in viaggio con i compagni.
"Che voi ci crediate o no, mia madre non ama molto le proprie isole freddi e tristi. Preferisce il castello di Carleon."
"E' un bene, meno strada per noi."
Mordred occhieggiò sospettoso il proprio allegro compagno di viaggio. Non dubitava che lui avesse sentito parlare di Morgause e delle mille voci che giravano sulla donna e, come tutti gli uomini, era curioso di come questa favolosa dama fosse.
Il giovane sperò che Lamorak non fosse così arrogante da voler sfidare la sorte e tentare di ammaliare la donna.
"Passeremo per Avalon?" domandò poi l'uomo.
"Il quarto giorno."
"Mi piacerebbe incontrare Nimue."
"A voi piacerebbe incontrare qualsiasi donna, mi sembra."
"Perché a voi no? Ho sentito della vostra storia con la serva di Lyonesse. Potevate anche essere più discreto."
"Ma dopotutto è solo una serva, giusto?" commentò Galahad, per la prima volta.
Mordred si voltò a fissarlo, rallentando l'andatura del proprio cavallo.
"Non devo giustificarmi con nessuno. Con nessuno di voi."
Perché siete il principe? la domanda sembrò passare prepotentemente sul volto di Lamorak ma non la pronunciò a voce alta. Preferì tornare all'argomento originario, a disagio per lo strano silenzio.
"Si dice che Nimue abbia imprigionato Merlino in una grotta."
"Era ora che qualcuno si sbarazzasse di quel vecchio," bofonchiò Mordred.
"Come potete parlare così? Era un amico di Camelot. Ed un mio amico."
"Eppure spettegolate sulla sua dipartira."
"Stavo solo facendo congetture."
"Voi cavalieri di Pellinore sembra sappiate fare solo questo," ghignò Mordred.
"Bastardo-"
"Ora basta!" esclamò Galahad. "Cavalcheremo in silenzio."
E così fecero.

Il resto della giornata passò relativamente tranquillo. Poche parole e pochi sguardi. I cavalli procedettero ad un'andatura costante, senza intoppi.
La sera, stanchi ed affamati, Lamorak preparò di che sfamarsi e Galahad fece il primo turno di guardia per la notte.
Nonostante la freddezza ed i dissapori della giornata non era pentito di essersi unito al viaggio.
Aveva notato, nel mese passato, i cauti tentativi maliziosi di Mordred di sedurlo (o così sembrava). I doni, le gentilezze, le carinerie. Ne era rimasto colpito. Non gli era mai passata per la mente l'idea che un uomo, o una donna, potessero trovarlo attraente. Era creciuto in un convento, con donne più anziane e senza altri uomini.
Era diventato un uomo magro, dall'aria femminea ed era convinto che un simile aspetto lo rendesse lo zimbello degli altri cavalieri e delle dame. Nonostante tutto era riuscito a divenire uno dei cavalieri più abili del regno ma la gente sembrava dare credito a suo padre Lancillotto piuttosto che a lui.
Eppure Mordred era venuto da lui. Non da Lancillotto, ma da lui.
E poi Agravaine non faceva altro che tessere le lodi del fratello minore ogni volta che incrociava Galahad.
Era stato convinto, nella propria sicurezza di provare qualcosa di strano e nuovo, come l'ingenuità del primo amore innocente. Ma poi aveva visto Gwendolyn. La fanciulla, come Galahad, era sembrata innocentemente perduta e Mordred l'aveva scacciata come se non fosse nulla.
Lyonesse gli aveva raccontato delle piccole gentilezze tra i due e dei doni che Agravaine, a nome di Mordred, aveva consegnato. E Galahad in persona aveva visto il modo freddo in cui successivamente Mordred aveva ignorato la ragazza.
Eppure Galahad si era unito a quel viaggio.
Non per scoprire cosa Mordred avesse voluto da Gwendolyn e nemmeno per scoprire cosa Mordred avesse voluto da lui. Aveva deciso di partire perché Mordred gli era sembrato pieno di rabbia.
Forse non era una buona giustificazione ma Galahad ricordava perfettamente come si era sentito alla visita con Elaine e la cosa non quadrava se confrontava il comportamento di Mordred all'idea di vedere la madre. Aveva deciso di venire perché aveva bisogno di sapere.
Il fuoco scoppiettò pigramente davanti a lui, minacciando di spegnersi.
Lamorak si rigirò nel sonno mugugnando qualcosa di simile a 'cavallo di giada' o forse era 'salato e rugiada'.
Sarebbe stato un viaggio lungo e stancante.

Il giorno successivo percorsero più miglia del previsto. La notte sembrava aver restituito un po' di buon umore al lunatico Mordred ed il giovane partecipò volentieri ad una conversazione sulle erbe della Britannia.
"E vostra zia Morgana vi ha insegnato tutto questo?" domandò Galahad, incuriosito. Sembrava che la sua curiosità circa l'altro cavaliere non potesse mai avere fine.
"Mia zia Morgana mi adora," rise Mordred, come se una simile frase spiegasse tutto.
"Dicono che sia una strega." Lamorak non aveva particolari preferenze per Morgana la Fata.
"Lo è. Delle più potenti. Ha imparato la magia in un convento, quando era piccola."
"Non è sposata con Urien?"
"Sì, lo è. Ha provato anche ad ucciderlo una volta," rispose Mordred, con gioia.
"E voi, Galahad? Anche voi siete cresciuto in un convento, non avete imparato della magia?"
"Magia? Assolutamente no."
"Il dio cristiano approva la magia?" domandò Mordred, interessato.
"Voi non siete cristiano?" ribatté Galahad, inorridito.
"Sì, penso di sì. Ma nostra madre ha sempre avuto una strana concezione della religione quindi non so se sono davvero cristiano o no. Non me ne sono mai interessato particolarmente."
Lamorak rise di gusto. "L'unico dio che esiste è Mitra."
"Mitra?"
"Non conoscete il dio Mitra? Dei del cielo, vedo bene che siete stati cresciuti da delle donne, amici miei."
Galahad gli scoccò un'occhiata confusa e Mordred grugnì disinteressato.
Quella notte dormirono in un monastero sulla via e Galahad passò felicemente le prime ore della notte in preghiera. Dormendo all'aria aperta, dovendo rimanere sveglio per fare da sentinella, non aveva avuto molto tempo per pregare. Almeno non quanto avrebbe voluto.
Nella piccola e fredda cappella, pregò Dio di proteggerlo e di proteggere Camelot e sua madre Elaine. Lo pregò di perdonarlo per i sentimenti di ira che aveva provato per Mordred i giorni precedenti.
Lo pregò di aiutarli tutti a raggiungere sani e salvi Carleon.
Lo pregò di perdonarlo per l'innocenza con cui si era sentito attratto da Mordred. La cosa lo aveva confuso... non era sicuro di ciò che sentiva ed aveva sentito o se la cosa fosse o no peccato. Ogni volta che ne aveva parlato con un prete ne riceveva una risposta diversa.
"Perdonami per tutto e guidami verso la via più giusta. Dona a mio padre la forza di perdonarmi per essere partito senza la sua approvazione."
"Perdonami? E' questo che chiedete al vostro dio?" domandò Mordred, entrando nella cappella.
Galahad si irrigidì.
"Perdonatemi l'intrusione, sir Galahad," continuò il cavaliere, sinceramente.
"Siete perdonato."
"Perché il vostro Dio dovrebbe perdonarvi?"
"E' anche il vostro Dio. E ciò che c'è tra me e lui rimarrà tale."
Mordred annuì e si sedette accanto a Galahad.
"Ditemi una cosa, ve ne prego," esclamò Galahad dopo attimi di silenzio, "avete preso voi il vestito a quella fanciulla?"
"Gwendolyn. No, non sono stato io, è stata un'idea di Agravaine. Lui-" il figlio di Artù si interruppe. Non aveva alcuna intenzione di svelare i suoi piani di distruzione di Lancillotto. O almeno credeva. "-lui credeva che io dovessi avere un'amante."
"E' quello il motivo per cui non faceva altro che lodarvi davanti a me?"
"Andiamo a dormire, domani ci sveglieremo presto."
Galahad guardò l'altro cavaliere alzarsi e vide quasi un'offerta nei suoi occhi. Ma non la accettò perché non aveva nulla di gentile e sincero. Erano occhi che offrivano qualcosa di sanguinoso e rabbioso.
"Rimarrò qui un altro dopo."
"Come volete," ribatté Mordred, uscendo.

Il viaggio li portò anche a passare accanto al lago della dama Nimue. I tre erano incuriositi dal luogo e dalla dama che vi abitava.
Purtroppo l'unica cosa che videro fu un tranquillo lago deserto ma nessuna fanciulla né avventura. Semplicemente un lago.
Furono quindi costretti a passare oltre e dovettero difendersi da una piccola banda di fuorilegge poco prima di Carleon.
Galahad venne ferito ad una mano e furono costretti a fermarsi un giorno in più per poter medicare la ferita ed evitare qualsiasi infezione. Mordred partì per la campagna in solitaria alla ricerca di qualche erba che potesse attenuare il dolore e quando le trovò le offrì a Lamorak perché potesse curare il giovane Galahad.
Non l'avrebbe mai fatto di persona né l'avrebbe mai toccato. Dalla notte del monastero i due non si toccarono nemmeno una volta e si evitarono con un'attenzione maestrale.
Fu un sollievo arrivare infine a Carleon.
"Benvenuti a casa," sorrise Mordred, allargando le braccia e mostrando ai compagni di viaggio un piccolo castello circondato ad un delizioso bosco. Poco distante si sentiva il rumore del mare.
Il portone si aprì davanti a loro con un leggero tonfò. Il cortile centrale, largo e pulito, era praticamente deserto.
Un servo, che prendeva l'acqua da un pozzo, li osservò con sospetto.
Sulle scale che portavano all'interno dell'edificio principale vi era Morgause.
Bellissima, alta, delicata. Con un sorriso sottile ed affascinante scese tranquillamente i gradini, lasciando che la propria veste dorata scivolasse sul proprio corpo.
I capelli, rossi come il fuoco, erano sciolti sulle spalle come quelli di una fanciulla qualsiasi.
"Benvenuti a Carleon," esclamò con voce forte e chiara, appena li raggiunse.
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[English Arthurian fandom]

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