La sera ormai era alle porte e con essa l'obbligo della compieta ma prima di qualunque altra incombenza, l'etichetta imponeva di presentarsi al sire di Camelot, per l'alloggio e il ricovero del palafreno ci sarebbe stato tempo in seguito.
A passo spedito mi incamminai verso il palazzo reale, una nuova casacca e una lucidata all'usbergo e al cimiero mi avrebbero reso piu' presentabile ma confidavo nella magnanimita' del sovrano che avrebbe perdonato l'aspetto di un Templare di ritorno dalla Palestina, la croce rossa sul mio petto, contavo avrebbe parlato in mia vece.
Mentre mi avvicinavo al portone del castello, notai due figure incappucciate che scivolano lungo le mura interne della cittadella appoggiate a robusti vincastri, l'istinto del combattente mi fece valutare subito che qualcosa nel loro portamento era artificioso e per essere due anziani viaggiatori avevano movenze troppo fluide ed armoniose, ma fu un attimo, poco dopo la voce della sentinella tuono' possente:
"E' tardi forestiero quali affari cosi' urgenti ti portano al castello?"
"Sono Fabrus di Cameliard e come d'uso sono a presentarmi al sire di Camelot"
"Sono tempi strani forestiero e in una notte cosi' la prudenza è d'obbligo, qualcuno puo' farsi garante per voi?"
"Nessuno che io conosca dimora in citta', dovrete accontentarvi della mia parola e della croce che porto sul petto"
La guadia medito' qualche istante sul da farsi e poi, non senza sospetto mi fece passare con un ammonimento:
"Entrate ma niente scherzi, vi tengo d'occhio"
Fui quindi introdotto in una stanza con splendidi arazzi alle pareti in cui due altri cavalieri erano in attesa di udienza, uno possente ed armato di tutto punto e l'altro incappucciato ed in disparte.
Ero sfinito dal lungo viaggio ma mai avrei infranto le regole della cortesia per cui mi presentai:
"Buonasera cavalieri Sono Fabrus di Cameliard di ritorno dalla Terra Santa e sono venuto a presentarmi a corte"
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Non nobis domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam
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