Shawn aveva mostrato il suo invito a quel servitore.
Questi, dopo averlo controllato con attenzione, salutò con un inchino quel cavaliere.
"Abbiate la cortesia di seguirmi, messere." Disse. "Vi mosterò il vostro alloggio. Da questa parte."
E fece strada.
Ma proprio mentre seguiva quel servitore, Shawn fù attirato dalla conversazione fra alcuni dei ragazzi nel verziere.
"E questa poesia" disse uno di loro "è tanto triste quanto stilisticamente pregievole."
Ed aggiunse:
"E' l' Elegia di lady Llamrei, che si strugge per il suo amato, perduto in un castello dal quale non si torna."
E quelle parole colpirono Shawn.
Parlavano davvero di lei e del suo amato?
E se così fosse, come potevano quei ragazzi conoscere lei ed il suo sfortunato amore?
Intanto, a Camelot, tutto era pronto per la partenza.
"Ottimo lavoro, mio giovane scudiero!" Disse Guisgard guardando la corazza. "Ora andate nelle stalle e sellate il mio destriero. Ma fate attenzione perchè ci saranno due cavalli. Il mio lo conoscete... accanto ce ne sarà un altro. Ha il manto grigio scuro e le gambe più chiare. E' giovane e mansueto. Ah, vi consiglio di fare amicizia con lui e gudagnarvi la sua fiduca... visto che da oggi quello sarà il vostro cavallo!"
Sorrise ed aggiunse:
"E visto che il cavallo è vostro, dovete decidere quale nome dargli!"
Ed in quel momento si avvicinò a loro lady Perry.
Ed alle sue parole, Guisgard rispose:
"Damigella, se avessimo salvato donne capaci di superarvi in bellezza, a quest' ora i nostri cuori sarebbero già alla mercè dei loro sospiri. Non credete?"
E sorrise, facendole l' occhiolino.
Ma poi, assumendo un' espressione pensierosa, le chiese:
"Damigella, io ed il mio scudiero siamo attesi in un luogo tanto lontano quanto misterioso. La strada che ci condurrà in quel remoto asilo è lunga e sconosciuta. Benchè vi preferirei al sicuro qui a Camelot, vi chiedo cosa avete intenzione di fare. Volete unirvi a noi o restare qui nel reame?"
Nel frattempo, appena ebbero spostati i corpi dei due cavalieri morti, Guidon, Elisabeth e Polgara furono pronti per ripartire.
La scena mostratasi sulla strada, aveva riempito i loro cuori di rabbia mista a tristezza.
Morire per amore.
Quando invece l' amore è vita.
La bambina, stretta in braccio da Polgara, appoggiò la sua testolina tra i capelli di lei.
"Si, quello è il castello dove vive la mia mamma." Disse. "La mia mamma è bella come te... ma lei non sorride mai."
Poi aggiunse:
"Il suo nome è Heylde."
Guidon spronò allora i cavalli e ripresero il viaggio.
Pico, tra le braccia di Elisabeth, era sempre più nervoso.
Intanto quel castello era sempre più vicino, come un gigante che a grandi passi si faceva sempre più minaccioso.
Ad un tratto, i viaggiatori notarono due grossi e feroci cani che si battevano sul ciglio della strada.
E combattevano con tanta rabbia ed ardore che avevavono i corpi ricoperti di tagli e piaghe.
Eppure, come se mossi da un folle delirio, continuavano a sbranarsi a vicenda, senza mostrare stanchezza.
Il carrozzone continuò per quella via fino a giungere al castello.
Qui, trovando il ponte levatoio abbassato, entrò.
Ed i tre videro la stessa scena apparsa a Shawn: il verziere con i giovani intenti a suonare ed a leggere storie cortesi.
Ed anche Guidon, Elisabeth e Polgara notarono l' incredibile differenza tra l'esterno del castello, dominato da un paesaggio tetro ed avvolto nella nebbia, con il suo interno, soleggiato e intriso di un' aria dolce e gradevole.
Un servitore si avvicinò e chiese, guardando Elisabeth, l' invito.
E proprio in quel momento, da una delle alte torri del castello, si affacciò una donna.
Era bellissima.
Bionda, con un diadema che le teneva indietro i capelli, gli occhi verdi come le acque di un limpido lago e la carnagione chiara.
E dall' alta torre guardava con gelido sguardo il carrozzone.
"Mamma!" Gridò la bambina nel vederla.