"Tranquilla, damigella..." disse Guisgard a Perry "... trovato il castello, alloggeremo tutti al suo interno."
Poi, rivolto a Cavaliere25:
"Si, ho combattuto in Terrasanta."
Osservò con attenzione quel blocco di pietra con le sue incisioni ed aggiunse:
"Parole che forse nascondono un senso... meglio proseguire."
I tre ripresero così il loro cammino e trovarono un altro blocco di pietra che presentava anch' esso un' incisione che recitava:
"Il bell' Apollo verso il mio nobile padrone,
peccò in superbia e pagò in umiliazione.
Un dardo d' oro il cuore rapido gli trafisse
e egli oltre il nome di Dafne più nulla disse.
Ma alla ninfa però il dardo di piombo giunse
e la gioia invece mai quei due cuor congiunse.
Non sfidate dunque Amore, voi ignari forestieri,
poichè ciò che narro qui è frutto di fatti veritieri."
Ad un tratto si udirono delle grida. Era la voce di una donna.
I tre, guidati da quei drammatici richiami, giunsero in uno spiazzo irregolare.
Videro allora una dama seduta sotto un olmo che piangeva e si disperava.
"Cosa è accaduto, milady?" Chiese Guisgard.
"Sono disperata, cavaliere!" Rispose lei piangendo. "Sono condannata all' infelicità!"
"Cosa vi addolora tanto?" Chiese ancora Guisgard.
"Un marrano! Un malvagio cavaliere mi vuole come sposa e mi tiene imprigionata qui. E sfida chiunque voglia liberarmi da questo oscuro giogo!"
"Dov' è quel marrano?"
"Suonate il corno che pende dall' olmo ed agli arriverà!" Rispose la donna." Ma badate che è molto forte, messere!"
Guisgard allora, prese il corno e soffiò con forza al suo interno.
Ed un momento dopo un grosso cavaliere, armato di tutto punto, apparve nello spiazzo.