Una volta scesa dal vecchio biplano, non ci misi molto ad individuare la macchina che mi aspettava.
Certo, il porto dell'isoletta era così pittoresco che quel macchinone nero con il tizio tutto impettito lì a fare il palo certo si notava.
Però non era poi così male quel porticciolo, pensai, guardandomi intorno.
Era caratteristico e magari in altre circostanze sarebbe anche potuto essere piacevole passeggiare tranquillamente per i negozietti e comprare un po' di pesce cucinato al momento in un chioschetto.
Ma io non ero lì in vacanza.
Io e il mio alterego noioso avevamo una cosa in comune: eravamo a Vivar per lavorare!
Così mi avvicinai all'uomo e lo salutai con un gentile cenno del capo.
"Buongiorno, sono miss Destresya, il professore mi sta aspettando!" porgendogli il bagaglio come chi era ben abituata ad avere a che fare con la servitù.
Non era questo che faceva una governante? La padrona coi servi e la serva col padrone?
Detto ciò mi sedetti direttamente in macchina, come fossi impaziente di iniziare il nuovo lavoro.
E forse questo, un pochettino era anche vero.