In piedi davanti alla grande scrivania delle studio di mio padre, il silenzio era spezzato unicamente dalla voce del presentatore televisivo che annunciava il figlio del compianto Guisgard.
Scoccai un'occhiata alla tv, osservando il ragazzo entrare nello studio. Successivamente, i miei occhi ricaddero sugli appunti di mio padre.
Erano gli ultimi che era riuscito a prendere da quando, ormai dodici anni prima, era morto.
Ascoltai l'attore fin quando non vociferò della Maledizione che tormentava i Taddei, oggetto del mio interesse da quando, sei mesi fa, avevo scoperto i fascicoli tenuti in una camera nascosta nella mia ampia villa londinese. Poi, quando il presentatore gli domandò se temesse per la sua vita, afferrai il telecomando e spensi la televisione.
Mio padre Richard, archeologo da sempre affascinato dai misteri e dall'avventura, aveva diversi scatoloni in cui erano contenuti manuali, passaporti, e libri sulla mitologia.
Nello studio di mio padre, decisi quindi di continuare le mie ricerche e andare, ulteriormente, contro i pensieri di chi volevano vedermi come una folle fanatica.