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Vecchio 10-05-2010, 03.58.34   #631
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il lago era uno specchio d'acqua che la barca solcava increspando lievemente, quasi come un alito che si posa in una coppa di vino, la sua superficie.
"Milady..." disse il nocchiere ad Elisabeth "... di quell'isola io ne conosco solo le bianche rive. Poi tutto mi è sconosciuto in quel luogo. In passato vi condussi molti cavalieri, che sembravano animati dalla volontà di sfidare e battere un misterioso e potente cavaliere. Ma nessuno di loro io ritrovai al mio ritorno, per ricondurlo indietro."
E dopo alcuni istanti, la barca finalmente toccò le rive di quell'isola.
Ma, ad attenderla, il nocchiere trovò una misteriosa ed inquietante figura.
Era un uomo alto e robusto.
Aveva il viso sporco e rugoso, i capelli lunghi e disordinatamente legati dietro in una treccia stretta da lacci.
Aveva con sè alcuni cani che sembravano molto feroci e diverse pelli di lupo legate fino alla spessa cintura che gli stringeva i fianchi.
"Domando perdono..." cominciò a dire "... mi chiamo Toraus e sto cercando un grosso e pericoloso lupo grigio... quella bestia ha assalito alcune pecore del mio signore... ho disseminato l'isola di trappole e tagliole... ora cercherò nella selva... e lì, sono sicuro, riuscirò a portare la pella di quella bestia al mio signore..."
E mentre diceva ciò, un delirante ghigno sorse sul suo sgradevole volto, mentre una sinistra luce si accese nei suoi enigmatici occhi neri.



Il bosco era immerso in una lieve e delicata penombra, rischiarata da un etereo alone, frutto della pallida Luna.
Guisgard accellerava il passo.
Il crepuscolo stava ormai cedendo il passo alla sera ed il suo maestro lo attendeva per la cena.
Una leggera nebbia sembrava calare, piano, tra i fitti alberi ed i corposi cespugli.
Ad un tratto sentì come dei gemiti.
Si guardò intorno, mentre un senso di ansia misto a tristezza si diffuse nel suo animo.
E dopo alcuni istanti riprese il suo cammino.
Ma, alcuni attimi dopo, udì ancora quei gemiti.
Era sicuro si trattasse di un animale. Forse un lupo.
Si guardò di nuovo attorno e finalmente notò qualcosa nei cespugli.
Si avvicinò e vide accavacciata a terra Polgara.
"Cosa ci fai qui?" Chiese Guisgard.
"Sto cercando di recuperare un pò delle mie forze..." Rispose lei.
"Cosa ti è accaduto?"
"Non importa..." Rispose lei.
"Dai su..." disse lui "... dammi la mano ed andiamo via da qui."
"Non posso venire con te... non più..."
"Come sarebbe?" Chiese stupito lui. "Ed il nostro viaggio in Provenza? Ricordi? Io non l'ho certo dimenticato."
Lei, a quelle parole si rattristò.
"Va via, Guisgard... io non posso seguirti..."
"Ma si può sapere cosa ti prende?" Chiese lui abbassandosi e sfiorando con la mano il suo vestito.
"Vattene, Guisgard..." Disse lei con gli occhi lucidi. "... quando non si è destinati alla felicità, non c'è niente che possa cambiare le cose..."
"Insomma, basta!" Esclamò lui. "Devo portarti via in braccio?"
Tentò allora ti prenderla fra le braccia, ma lei si scostò.
"Cosa c'è?" Chiese lui.
Ma proprio in quel momento vide le sue mani.
Erano ricoperte di sangue.
Guardò incredulo Polgara.
Questa allora si sollevò leggermente la gonna e mostrò a Guisgard la sua gamba destra: era nella morsa di una grossa tagliola e dalla pelle lacerata fuoriusciva tantissimo sangue.

"No!" Urlò Guisgard.
Ed il suo grido si diffuse nella muta ed incatata notte.
Si guardò intorno e comprese di aver fatto un terribile sogno.
Si accorse allora del lupo accanto a se.
E nel vederlo sano e salvo, sentì un forte sollievo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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