Seguimmo l’indigeno fino a giungere ai pressi della muraglia dove, a guardia della porta, vi erano altri nativi.
Dissero qualcosa nella loro lingua, affascinante ma incomprensibile e, subito dopo, le porte si aprirono.
Poco prima di poter uscire, ci vennero dato ulteriori consigli ai quali risposi con un piccolo cenno del capo.
Superammo quindi la porta, una cappa di pesantezza sulle nostre spalle.
“Yuk è un nome decisamente più bello.” commentai scoccando una rapida occhiata all’uomo.
“Temo che dovremo stare molto attenti.” aggiunsi riferendomi alla nuova porzione di isola su cui ci stavamo avventurando.
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