Una lussuosa auto, col suo motore beta etettrico non inquinante, percorre nella tarda sera l'esclusiva 71° strada, nella zona bianca del I° livello di Afragolopolis.
A bordo vi sono il sindaco Bassos e il commissario Dambrose.
"Signor sindaco..." disse Dambrose "... la criminalità in città ha raggiunto dei livelli onestamente ingestibili... dalle informazioni che ho pare sia in atto una sorta di guerra fra le fazioni dominanti... il boss Gemn Alis, che gestisce il locale Afterlife, ha sfidato alcuni esponenti delle mafie straniere..."
"Cosa sta cercando di dirmi, commisario?" Seccato il sindaco.
"Che forse in questo momento le feste non devono essere la priorità, sgnor sindaco."
"Ascolti, Dambrose..." sbuffando il sinfaco "... non dirò ai cittadini di Afragolopolis di chiudersi in casa e di aver paura. Voglio che nelle strade ci sia allegria, hot dogs, patatine, pizze e banchetti vari. Voglio i palazi del I° livello illuminati per feste sfarzose, senza il clima da funerale fra le gente, intesi? Lei è il responsabile dell'ordine pubblico, quindi lavori affinchè non ci siano problemi?" Poi ridacchiò. "Sa che l'economia è in fermento?"
"Ovvio, con tutto il denaro riciclato da Gemn Alis nel suo Afterlife..." fumando Dambrose.
"Ma dimentichi i mafiosi per un momento!" Esclamò il sindaco. "Guardi... è la prima pagina dell'Afragolopolis Post... è un estratto e parla delle nostre feste e di come anche personalità straniere vengano a visitare la nostra città." Mostrandogli l'articolo.
Articolo che così diceva:
"Nel corso delle frivolezze e dello sfarzo che accompagnavano le feste nei lussuosi quartieri del primo livello di Afragolopolis, avvenne l'apparizione di un misterioso gentiluomo dall'accento straniero ed un alone di mistero intorno a lui.
Nei suoi occhi, di un azzurro ora caldo, altre volte invece freddo e sprezzante, si aggirava una sincera attenzione verso quelle cerimonie mondane che lo circondavano, ma allo stesso tempo in quello sguardo si percepiva anche una solitaria malinconia, come se ad egli fosse ineluttabilmente proibito partecipare fino in fondo a quel bel mondo di ricchezza e nobiltà.
Eppure molti, nel fissarlo e nello scrutarlo, percepivano nei suoi modi e nelle sue espressioni un vago senso di timore.
Non era facile comprendere tutto ciò, dato che quel gentiluomo dall'accento così esotico, era di una bellezza non comune ed aitante come un antico cosacco.
Forse quel senso di mistero e paura che emanava, come fosse un ritratto di un gotico e romantico tiranno di qualche romanzo di Sabatini o Hugò, dipendeva dal suo sguardo azzurro ed impenetrabile, o magari dal suo sorriso gelido e tormentato, simile a quei racconti sui predoni magiari così in voga nella barbare corti dell'antico Est.
Eppure, nonostante questo suo indecifrabile apparire, tale gentiluomo veniva sovente invitato a tutte le feste che avvenivano nell'alta società.
Come se la sua presenza rappresentasse un toccasana a quegli animi annoiati dal grigiore diurno.
Soprattutto, sensibili al fascino di quell'enigmatico Adone dei Carpazi, erano scosse le dame di Afragolopolis.
Un Adone si, sebbene nessuno lo avesse visto ben in viso, essendo egli ospite, per sua sua bizzarra volontà, solo a party in maschera.
Tra le donne che cercarono sovente di attirarne l'attenzione vi era di certo madame Payn, che dopo il suo matrimonio col il facoltoso lord Hazzinton era divenuta lo zimbello dei tanti avventurieri e playboy della buona società.
Eppure, nonostante le moine, gli sguardi provocatori, le adulazioni e persino gemiti soffocati, ogni sforzo di madame Payn per ammaliare quel gentiluomo straniero furono inutili.
Cominciò così a diffondersi nei salotti aristocratici del primo livello l'idea che quell'uomo fosse vittima di un Amore infelice o addirittura tragico.
Altri invece arrivarono a pensare che non potesse più amare donna mortale, altri ancora persino a spettegolare che non sapesse amare se non, come il mitico Narciso, nessun altro se non se stesso, paragonandolo così al Lucifero di Milton."