Polgara seguì quel fischio.
Un senso di pace e malinconia la avvolse.
Si rivide fanciulla, nel paese natio che sorgeva protetto all'ombra dei grandi monti, avvolto nel verde millenario di una natura incantata.
Che serenità sentiva finalmente nel cuore.
Avanzava così sul tenero prato, tra l'erba umida che pareva accarezzarle le zampe.
Il fischio divenne allora più leggero e delicato, rapendo quasi i suoi sensi.
Ma in quello stesso istante un rumore metallico la destò da quella serenità ed un dolore lacerante si diffuse sulla sua zampa sinistra.
Quella tagliola stringeva le sue carni come una morsa, impedendole quasi di muoversi.
Ed una scura figura le apparì davanti.
"Finalmente ti ho preso, bestiaccia!" Disse Toraus con un delirante sorriso. "Ora conoscerai la vera sofferenza... e nessuno verrà a salvarti!"
Estrasse allora un lungo ed affilato coltello dalla sua borsa e si avvicinò al lupo.
Ma proprio in quel momento qualcosa balzò su Toraus, azzannandolo al collo.
Il cacciatore cadde pesantemente a terra, mentre quell'animale continuava a mordergli il collo.
Toraus allora lo scacciò con una manata, ma nella foga finì in una delle tagliole che aveva nascosto nel terreno.
Si rotolò nell'erba dal dolore, mentre gridava come un ossesso.
Fino a quando, vinto da quella tortura, svanì nell'oscurità della selva.
Quell'animale allora si avvicinò a lupo che era intrappolato nella tagliola.
Era un bellissimo cane pastore bianco, forte e vigoroso.
Aveva l'occhio ferito dal colpo di Toraus.
Si avvicinò alla zampa del lupo e cominciò a leccarla per dargli sollievo.
Ma se qualcuno non lo avesse liberato, il lupo sarebbe morto dissanguato...
Guisgard, nel frattempo, continuava ad attraversare quel sentiero.
Avvistò finalmente una costruzione lontana.
Ma prima che potesse avvicinarsi una donna apparve sul suo cammino.
"Chi siete, milady?" Chiese il cavaliere.
"Ti sto seguendo, cavaliere." Rispose la donna.
"Perchè? Io non vi conosco..."
"Ma sono io che conosco te."
"Cosa vi occorre?" Chiese Guisgard. "Ditemelo e vi servirò."
"Che tu possa rispettare un accordo."
"Mai venni meno alla parola data." Disse Guisgard. "Ma di quale accordo parlate, mia signora?"
"A tempo debito verrò a chiedertene conto..."
E svanì nella selva.
Guisgard allora riprese il cammino e raggiunse la costruzione che stava alla fine del sentiero.
Era un tempietto ottagonale, con un abside su ciascun lato e nel mezzo stava un trono marmoreo.
Apparvero allora tre cavalieri, di superbo e nobile aspetto.
"Per chi è quel trono?" Chiese Guisgard ai tre cavalieri.
"Per colui che tutto rinuncerebbe per amore." Rispose uno di quelli.
"E' questo l'oracolo?" Chiese ancora Guisgard.
"Si, è questo l'oracolo, cavaliere." Rispose una voce.
Guisgard si voltò e vide una bellissima donna con una veste azzurra come il cielo terso di primavera.
"Cosa cerchi qui?" Chiese la donna.
"Come salvare colei che più amo al mondo." Rispose Guisgard.
"E non trovi tale risposta nel tuo cuore?"
Guisgard abbassò il capo senza rispondere.
Poi disse:
"Sono un cavaliere... non posso nulla contro la magia..."
"Allora, se vuoi una risposta, riconosci ciascuno di questi cavalieri..."
Guisgard restò sorpreso dalle parole di quella donna e cominciò allora ad osservare i tre cavalieri.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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