Carlos era sul molo quando Marin arrivò da lui per dirgli della barca e di come anche lei sarebbe partita con lui.
Il naufrago originario delle isole sorrise, nonostante la sorpresa iniziale.
“Certo, sono doppiamente in debito con voi.” Disse a Marin. “Allora comincio a preparare la barca.”
Cominciò così a lavorare sulla vela e sull'albero, poi oliò i remi e passò vari strati di grasso sulla chiglia.
Strinse le cime a babordo e quelle a tribordo, rafforzò le presse di cambusa con perni nuovi e riparò il timone di poppa che mostrava delle spaccature.
Verso il primo pomeriggio, incoraggiati dalla marea, da un vento favorevole che soffiava verso la costa e una visibilità sufficiente, Marin e Carlos salirono sulla barca e presero il mare.
La figura di suo nonno che la salutava in beve si fece piccola, viso a sparire, mostrando nell'azzurrognola foschia solo la sagoma alta e regolare del faro.
A un certo punto Marin udì un canto, basso e lieve, in una lingua che non conosceva.
Era Carlos seduto con le gambe incrociate e lo sguardo volto a Oriente, intonando un antico canto augurale della sua tribù.
Intanto la costa cominciava ad apparire all'orizzonte.
Blangey si rifugiò fra le braccia del bel Robertstein, cercando un rifugio contro i fantasmi del suo passato.
“Si, io ti conosco meglio di chiunque altro, Blangey...” disse lui alla sua sua assistente “... conosco i tuoi silenzi e ciò che celi dietro i tuoi sorrisi enigmatici...” stringendola a sé e accarezzandole i capelli “... so cosa nascondono i tuoi occhi e non mi sono ignoti i tuoi pensieri... ho imparato a dare un nome ai tuoi fantasmi e per questo so difenderti dai tuoi demoni...”
Sunis aprì il pacco e scoprì il vestito in esso contenuto.
Era nero, di raso, lucidissimo e di pelle, pregevolissima.
Un abito lungo, con ampi spacchi laterali e scosciati, accompagnato da alti stivali di cuoio, fini ed eleganti.
A completare il tutto vi era una maschera, dallo stile di quelle veneziane, ma di fattura eccellente, preziosa e rara maestria.
Britty prese il biglietto e lo lesse:
“Mia caro Venturi, vi aspetto al mio castello a Mezzanotte, certa che porterete notizie richieste dal nostro amico in comune. Badate di esserci, poiché ben sapete che egli non sa attendere.
Marchese Justine”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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