Anche quel giorno, le ore lavorative erano iniziate.
Benché fosse un lavoro impegnativo e, il mio, ero contenta di poter aiutare la gente a fare chiarezza.
Inoltre, mi era sempre interessato il pensiero di introdurmi nei meandri della psiche altrui, analizzando i loro sogni, dai più piacevoli ai più sgradevoli.
Non era facile con questi ultimi, poiché chiedere ai pazienti di rivivere esperienze sgradevoli non era semplice, ma ciò che dice o loro, era che solo parlandone avrebbero potuto tornare a vivere meglio, liberandosi da quelle catene.
Il primo paziente entrò, accompagnato dalla mia segretaria.
"Buongiorno" con un sorriso "Prego, si metta comodo" indicando la poltrona davanti a me.
"Mi vuole dire il suo nome?" gli chiesi, preparando la sua cartella.
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