ARDEA DE' TADDEI
QUARTA QUESTIONE: CASORRE, LA GIOSTRA DI GOVAROLA
“Così dicendo gli mostrò tre scudi appoggiati
al muro, tutti dipinti d’argento, uno con una
banda vermiglia, l’altro a due bande, il terzo
a tre.”
(I romanzi della Tavola Rotonda, I tre scudi della pulzella Saraide)
Ben presto Frattagrande ed i suoi intrighi furono ormai alle spalle dei due compagni, che proseguivano verso la prossima contrada.
Il cielo era grigio e la pioggia a sprazzi compariva sulla campagna, rendendo lenta e malinconica quella giornata.
Ardea e Biago si erano ritrovati ad affrontare pericoli ed ostacoli diversissimi tra loro nelle tre contrade già visitate, sfiorando la rovina e rischiando le loro vite.
Erano però consapevoli di quella drammatica missione intrapresa.
Ardea, tormentato dalle sue colpe, sentiva tutto questo come una sorta di purificazione e metteva in conto che tutto ciò avrebbe potuto richiedergli il più estremo dei sacrifici.
E forse, nel profondo del suo cuore, la morte gli appariva come il sacrificio più adatto e giusto per i suoi peccati.
Quel cavaliere andava così incontro al suo destino, pronto anche a deporre, ai piedi del suo fato, la sua stessa vita, pur di liberarsi dal fardello dei suoi tormenti.
Così, con la sensazione perenne di sfida verso l’ignoto, accompagnato dal suo compagno e scudiero, Ardea si addentrava, attraverso una strada che quasi veniva inghiottita dalla foresta, nelle terre di Casorre.
Il grigiore e la malinconia di quella giornata sembravano fiaccare fin nello spirito i due ardimentosi.
La foresta aveva assunto un verde chiaro e brillante sotto l’umidità di quella pioggerellina che a brevi intervalli scendeva sul quello statico paesaggio.
Sulla strada un leggero manto di fango e pietrisco ricopriva il terreno e rendeva come sordi i lenti passi dei loro cavalli.
“Come è scuro questo luogo.” Disse Biago, rompendo il silenzio tra loro. “Questa foresta sembra volersi raccogliere su se stessa e impedire alla luce di toccare la terra.”
“Già” rispose Ardea guardandosi attorno “e sembra che questo giorno, con il suo grigiore, voglia scoraggiare il nostro viaggio.”
“Cosa mai troveremo qui?” Chiese Biago.
“Nelle altre contrade” rispose Ardea “abbiamo trovato la morte ad attenderci. Forse qui non sarà diverso.”
“Pensare al male non è un buon auspicio.” Disse Biago.
“Le contrade sembravo essersi smarrite.” Rispose con un sguardo grave Ardea. “E’ ovvio perciò ritenere che qualcosa in esse non vada per il verso giusto.”
Ad un tratto la strada si fece ancor meno luminosa.
Gli alti e robusti alberi, che fiancheggiavano folti le due sponde della strada, intrecciavano i loro grossi rami da un verso all’altro, ricoprendo il cammino come fosse una tettoia.
Così, la strada assumeva la forma di una lunga galleria, mentre le leggera pioggerella rumoreggiava su quella naturale e folta copertura.
E, ad un certo punto, sugli alberi iniziarono ad apparire degli scudi.
Erano inchiodati ai tronchi e messi bene in vista, tanto da essere subito notati da chi attraversava quella strada.
Erano tutti diversi fra loro e, ad occhio e croce, sembrava coprire la distanza di diverse miglia.
“Che novità è questa?” Chiese stupito Biago.
Ardea non rispose, intento com’era a cercare di comprendere quel singolare scenario.
“Che da queste parti” chiese ancora Biago “usino questo curioso modo per segnalare le distanze sulle strade?”
“Non credo sia così.” Rispose Ardea.
“Perché lo escludi?”
“Dubito” rispose Ardea “che i proprietari di questi scudi prestino i loro simboli per indicare il cammino ai viaggiatori!”
“Credi che appartengano a qualcuno questi scudi?”
“Su di essi” rispose Ardea “sono in bella mostra stemmi nobiliari. Hanno quindi aristocratici padroni. O avevano, per meglio dire.”
“Perché parli al passato?”
“Perché, chiunque siano stati i proprietari, non li hanno di certo ceduti di loro spontanea volontà.”
“Non ti seguo…” rispose confuso Biago.
“Osservali bene, mio buon amico.” Indicò Ardea. “Vedi che sono tutti scalfiti o lacerati?”
“Per Belzebù!” Esclamò Biago. “E’ vero!”
“Questi scudi sono trofei di guerra, amico mio.” Disse Ardea.
“E chi li ha vinti?” Chiese Biago, sempre più scosso da quella strana situazione.
“Credo lo scopriremo presto.“ Rispose Ardea. “Appena saremo giunti a Casorre.”
E proprio in quel momento la pioggia si fece più intensa, picchiando con forza sulle foglie dei rami che ricoprivano la strada verso Casorre.
(Continua...)