ARDEA DE' TADDEI
“Amleto: <<Tutto ciò mi turba assai. Siete
di guardia stanotte?>>
Marcello e Bernardo: <<Si, mio signore.>>
Amleto: <<E’ armato, dite?>>
Marcello e Bernardo: <<Armato, signore.>>
Amleto: <<Dalla testa al calcagno?>>
Marcello e Bernardo: <<Da capo a piedi, signore.>>
Amleto: <<Sicché non lo avete visto in faccia?>>
Orazio: <<Oh, certo! Aveva la visiera alzata.>>”
(Shakespeare, Amleto, I, II)
La pioggia scendeva a tratti, lasciando ovunque, su quella sterminata campagna, un alone di umidità ed apatia.
Le foglie perennemente inumidite formavano un verdeggiante manto, compatto ed immobile, che ricopriva ogni cosa.
La strada era resa pesante da un vischioso strato, fatto di fango e terriccio, che la ricopriva.
L’eco delle irritanti e volgari risate dei due villani si diffondeva nell’aria, quasi a voler rompere l’irreale ed avvilente silenzio che dominava in quel luogo.
“E chi l’ha proclamato signore di Casorre?” Chiese Ardea ai due villani.
“La sua forza, mio signore!” Rispose di getto il primo dei due.
“Egli uccise gli antichi signori di Casorre” aggiunse l’altro “e ne prese il posto.”
“E nessuno è mai giunto a chiedere conto del suo atto di violazione?” Chiese Ardea.
“Certo, mio signore…” rispose il primo bifolco “... e giunse tempo fa un manipolo di soldati inviato dal duca in persona... ma egli li annientò in breve tempo!”
“E se voi, mio signore, aveste la pazienza di cercare i loro scudi su questi alberi” aggiunse l’altro “potrete aver testimonianza di quanto vi abbiamo raccontato!”
Ed entrambi diedero di nuovo forma e suono alle loro deformi risate.
“Quale nome ha questo spregevole ed indegno cavaliere?” Chiese visibilmente alterato Ardea.
“Il nostro signore è il possente ser Govarola!” Rispose con baldanza il primo bifolco.
“E questa dove molti sono stati abbattuti è la sua giostra!” Aggiunse l’altro.
“E sia!” Esclamò Ardea. “Ora vedremo se il vostro degno padrone è all’altezza dello scempio che mi avete raccontato!”
“Vuoi sfidarlo?” Chiese Biago. “Ne sei davvero sicuro?”
“Siamo diretti a Casorre” rispose Ardea “e per farlo sembra bisogna confrontarsi con quel feroce cavaliere.”
“Ed è proprio così, mio signore!” Esclamò il primo dei due villani.
“Come e dove posso incontrare il vostro malvagio padrone?” Chiese Ardea.
“Imboccate questa stradina” cominciò a dire il primo dei due villani “e percorretela tutta. Giungerete così nel cuore di questo bosco. Lì troverete una piccola cappella, nella quale si trova un dipinto della Vergine con il Bambino. Accanto al dipinto vi è una campanella appesa. Prendetela e fatela suonare.”
“E una volta fattala suonare cosa accadrà?” Chiese Ardea.
“Arriverà il nostro padrone a raccogliere la vostra sfida, messere!” Rispose il Bifolco.
“Bene, io vado.” Disse Ardea voltandosi verso Biago.
“Verrò con te.” Rispose questi.
“Impossibile, mio buon amico!” Intervenne a dire il bifolco. “Uno sfidante alla volta può recarsi verso la cappella.”
“Io non sono uno sfidante, ma uno scudiero” rispose nervosamente Biago “ed il mio compito e seguire il mio cavaliere!”
“Impossibile!” Sentenziò il bifolco.
“Chi ci dice che il vostro padrone sarà solo” chiese irrequieto Biago “e non avrà invece qualche sgherro a dargli man forte?”
“Egli ama troppo le sfide” rispose il bifolco “e non si è mai fatto spalleggiare da nessuno quando ne ha sostenuta una.”
“E dovremmo credere a due villani come voi?” Ringhiò irritato Biago.
I due villani risposero accennando una risata di scherno ai timori di quello scudiero.
“Tu resta qui, Biago.” Ordinò Ardea.
“Allora, con vostra licenza, mio signore, noi ci giocheremo le vostre armi.” Disse ridendo il primo bifolco.
“Aspettate il mio ritorno!” Disse Ardea.
Detto questo spronò il fedele Arante e infilò la via indicatagli dal bifolco.
Poco dopo scomparve nell’irreale foschia di quel luogo, lasciando Biago inquieto ed intimorito da quella nuova e singolare Questione.
(Continua...)