Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 14-07-2010, 02.58.07   #216
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

“Con destrieri già di per sé infrenabili nel
salto, quei due, spronando, dal galoppo si
lanciarono alla grande carriera. Mostrarono
chiaro il loro ardimento di cavalieri, né l’uno
frodò l’altro di un solo colpo.”
(Wolfram Von Eschenbach, Parzival, I)


La polvere si alzò veloce sotto i poderosi passi di quei fieri sauri.
Un manto, spesso e fitto, avvolse in breve le due sagome che, rapide, si avvicinavano sempre più l’una all’altra.
L’incedere era perentorio ed il folle galoppo dei cavalli sembrava essere scandito da un inesorabile conto alla rovescia, alla fine del quale i due cavalieri si sarebbero scontrati.
Ed un attimo dopo avvenne il terrificante impatto.
Il colpo fu forte ed echeggiò nell’aria, disperdendosi in quel bosco.
Un momento dopo gli scudi andarono in frantumi, a causa del possente impatto con le robuste lance.
Ma anche queste finirono in mille pezzi, travolte dall’impeto e dall’odio che i due contendenti provavano.
Ma quel devastante impatto ebbe conseguenze che andarono oltre la distruzione delle armi.
Entrambi i cavalieri, infatti, furono disarcionati dai loro destrieri, finendo a rotolare nella polvere.
Ma un attimo dopo furono già in piedi e con le spade in pugno continuarono quella terrificante tenzone.
Govarola colpiva con tutta la sua forza l’odiato avversario.
Il suo spadone, robusto ed affilato, sembrava fendere l’aria ogni qualvolta si muoveva.
La lama era divenuta opaca, resa così dal sangue delle tante, troppe, vittime che aveva ormai intriso il suo acciaio.
Ardea invece impugnava la fiera Parusia, vigorosa e luccicante e respingeva i folli colpi del suo rivale.
Lo scintillio di quelle spade e l’eco delle lame che si infrangevano fra loro dominava tutta la scena.
I due campioni lottavano come belve, decise a cibarsi della vita del proprio nemico.
Ma ben presto Govarola si accorse che il suo avversario era molto diverso da tutti coloro che aveva sfidato in passato.
Ardea teneva ben a bada i suoi attacchi ed anzi li restituiva colpo su colpo.
Ma più passava il tempo, più Ardea sentiva le forze abbandonarlo.
Ciò era dovuto al grande sforzo che richiedeva quella battaglia.
Govarola infatti aveva una forza ben al di sopra da quella posseduta da un uomo normale.
Respingere i suoi attacchi non era quindi cosa semplice ed Ardea ben presto comprese la situazione.
Continuando così, capì presto Ardea, quella contesa gli avrebbe in breve sottratto ogni forza.
Decise allora di cambiare tattica e smise di affrontare il suo avversario a viso aperto.
Iniziò così a schivare i violenti colpi del suo nemico.
Lo scopo di Ardea era quello di sfiancare Govarola, facendolo in pratica colpire a vuoto.
Ma anche questo modo di combattere aveva i suoi rischi.
Evitare e schivare i feroci colpi di Govarola era tutt’altro che semplice.
Un tentennamento, un infinitesimale attimo di indecisione e la sua carne sarebbe stata bersaglio dei colpi di Govarola.
Ardea allora cercava di mettere spazio fra sé ed il suo rivale, ma questi, nonostante la sagoma rozza e sgraziata, si muoveva abbastanza velocemente e riusciva sempre a marcare stretto il cavaliere delle Cinque Vie.
E quando i colpi di Govarola andavano a segno, trovavano sempre la cromata lama di Parusia a bloccarli.
Ma parare gli attacchi di Govarola a lungo andare avrebbe in breve prosciugato le forze di Ardea.
Infatti, il figlio del duca cominciava ad avvertire dolore alle braccia, intense fitte ai fianchi e pesantezza nelle gambe.
Ogni qualvolta bloccava un attacco di Govarola si sentiva scuotere fin dentro le ossa e la terra sotto i suoi piedi gli sembrava scivolosa e scomposta.
Cominciava ad ansimare e non rispondeva più agli attacchi del suo avversario, limitandosi solamente a bloccare i violenti fendenti che questi gli lanciava.
Ad un tratto Govarola arretrò di alcuni passi.
Ardea comprese che stava caricando per un nuovo attacco. Forse quello decisivo.
Infatti Govarola impugnò con forza l’elsa del suo spadone e dopo un momento di attesa si lanciò verso il suo rivale.
Ardea ebbe solo il tempo di stringere a due mani Parusia e lanciare un fendente verso quella brutale sagoma che gli balzava addosso.
Un momento dopo i due cavalieri si superarono rapidi, lanciando ognuno il proprio ultimo e fatale colpo.
Un alito di vento ed un irreale silenzio dominarono in quel momento quel luogo.
I due cavalieri erano immobili, con ancora le spade in pugno, uno alle spalle dell’altro.
E dopo un indefinito istante caddero entrambi al suolo come morti.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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