Discussione: Il Ritratto del Bacio
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Vecchio 14-07-2010, 20.09.40   #5
Guisgard
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IL RITRATTO DEL BACIO

II

Alcuni momenti di silenzio attraversarono la sala, senza che nessuno ne sollecitasse la fine.
I grandi arazzi alle pareti, ricamati con sfavillanti e sgargianti colori, nel raffigurare scene di slanciato eroismo ed idilliaci paesaggi, sembravano prendere forma e vita, animati dai pensieri, dai sogni e dalle ispirazioni dei presenti.
“Allora?” Chiese il duca all’improvviso.
“Vostra grazia chiede quindi un sogno, se ho ben capito.”
“Pressappoco.”
“Io però” disse l’artista “conosco i miei di sogni… non quelli degli altri uomini. Come potrei avere dunque la pretesa di rappresentare il sogno dell’uomo più importante di queste terre?”
“Sciocchezze!” Sentenziò il duca, senza distogliere mai lo sguardo dal panorama su cui dava la finestra. “Tutti gli uomini condividono da sempre il medesimo sogno. La felicità.”
“Sua grazia” chiese l’artista “desidera quindi che io raffiguri il sogno che conduce alla felicità?”
“Si, avete ben compreso.”
“Ma, mio signore…” aggiunse l’artista “... la felicità può avere mille volti… e l’immagine che ne ho io potrebbe essere ben diversa da quella di sua grazia.”
“Affatto.” Replicò il duca, sempre fissando la sterminata campagna da quella finestra. “Gli uomini rincorrono da sempre una sola felicità… quella eterna ed assoluta. Non siete d’accordo?”
“Certo, mio signore.”
“Ebbene, ditemi allora” aggiunse il duca “cosa può davvero donare quel tipo di felicità?”
“Non saprei…”
“E’ l’amore.” Disse il duca. “Quello vero, eterno ed assoluto. Proprio come la felicità che rincorriamo.”
L’artista ascoltava senza replicare.
“Non credete?” Chiese il duca.
“Si, mio signore.” Rispose l’artista. “L’amore è probabilmente il sogno più grande.”
“Bene!” Esclamò compiaciuto il duca. “Allora starà a voi ed alla vostra arte saperlo rappresentare su una tela.”
L’artista fece un lieve inchino, in segno di obbedienza.
“Voglio” aggiunse il duca “che voi mi rappresentiate insieme ad una donna. Una donna dotata di una bellezza non comune, capace di simboleggiare il sogno d’amore che un uomo sa covare. E la ritrarrete con me accanto, come se fossimo compagni, amanti, marito e moglie.”
“Posso chiedere a sua grazia” domandò il pittore “perché gli artisti che mi hanno preceduto rifiutarono la commissione di quest’opera?”
“Perché si sono definiti incapaci di saper rappresentare la donna di cui vi ho parlato.”
“Con licenza parlando, mio signore., ma non ne comprendo il motivo.”
“Tutti loro, nessuno escluso, hanno rifiutato l’incarico per la medesima ragione.”
“Quale, mio signore?” Chiese l’artista.
“Tutti hanno affermato che quella donna non esiste.” Rispose il duca. “Che vive solo nel mio cuore e che non avendone nessun modello l’opera risulterebbe di fatto irrealizzabile.”
“Ma è assurdo, mio signore.” Replicò l’artista. “Basta ritrarre la vostra donna ideale e l’opera sarà perfetta.”
Il duca si voltò e lo fissò per alcuni istanti, senza che l’artista riuscisse a comprenderne i pensieri e le emozioni.
“Io non ho una bellezza ideale.” Rispose il duca. “La donna che cerco va oltre ogni mio sogno e desiderio. E’ al di là del mondo perché mi porterà in dote qualcosa che è oltre il mondo stesso. Mi porterà la gioia e la felicità senza fine.”
“Ma sua grazia avrà un modello di donna che preferisce!” Esclamò l’artista. “Un tipo di bellezza capace di accenderne l’ardore ed il desiderio!”
“Se conoscessi quella donna” rispose il duca “l’avrei già cercata.”
L’artista guardò per qualche istante il vuoto della sala, rapito come era da dubbi ed incertezze.
“Allora…” chiese il duca “… vi ritenete all’altezza di tale compito? Sarete capace di raffigurare il sogno più grande del vostro signore?”
L’artista lo fissò negli occhi.
Era un uomo qualsiasi.
Un uomo come tutti gli altri, con i suoi sogni, i suoi desideri e la volontà, cieca ed irrazionale, di trovare la vera felicità.
Così gli appariva il duca in quel momento.
Il grande conquistatore, il primo vassallo del re, il difensore della Chiesa e della Fede, colui che discendeva da una stirpe d’eroi senza eguali, era lì.
Lì, a cercare, a chiedere, ad invocare un sogno.
A simboleggiare il diritto ed il bisogno di ogni uomo di questo mondo, al di la del rango e del potere: sognare.
E a cosa serve l’arte, si chiese l’artista, se non a realizzare i sogni degli uomini?
“Si, mio signore!” Esclamò con un vigore ed uno slancio mai conosciuti prima. “Si, io realizzerò quel ritratto! E raffigurerò quella felicità assoluta che solo il vero amore può donare!”


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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