Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 16-07-2010, 03.59.48   #223
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

“Prospero: << Calmati e non temere più;
di al tuo cuore pietoso che non è accaduta
nessuna sventura.>>”
(Shakespeare, La tempesta, I, II)


“Avete ripreso conoscenza…” disse l’uomo accanto al fuoco “... bene.”
“Dove mi trovo?” Chiese Ardea, ancora intontito.
“Siete ospite nella mia umile capanna.” Rispose l’uomo.
“Chi siete voi?” Chiese ancora Ardea. “E come sono giunto qui?”
L’uomo sistemò un grosso pezzo di legna di traverso sul fuoco ed avvicinò un bacino di terracotta alla brace ardente.
“La minestra è quasi pronta.” Disse fissando il fuoco. “E voi avete bisogno di mangiare carne.”
Ardea lo guardava senza dir nulla, incuriosito come era da quel luogo e dal suo proprietario.
“Vi ho trovato senza conoscenza” aggiunse l’uomo “ed in una pozza di sangue nel bosco.”
“Già…” disse Ardea “… ora ricordo… il duello…”
“Si, la scena in cui giacevate come morto” rispose l’uomo “dava proprio l’idea di un duello appena concluso.”
“Il mio avversario…” cominciò a dire Ardea.
“Era poco distante da voi, senza vita.” Lo interruppe l’uomo.
“Dio sia lodato…” disse Ardea “… ho vinto quel marrano.”
L’uomo non disse nulla.
“Chi siete voi?” Chiese Ardea.
“Sono un vecchio abitante di questo bosco.” Rispose l’uomo senza mai voltarsi.
“E vivete qui tutto solo?”
“Si, lontano dai miei simili ho meno possibilità di peccare.”
“Siete dunque un eremita, allora.”
“No, non confondiamo la preziosa seta con la comune lana!” Rispose l’uomo. “Un uomo di Chiesa è ben altra cosa. Io sono solo un semplice peccatore.”
“Lo siamo tutti.” Disse Ardea.
“Si, ma non tutti abbiamo la capacità di comprenderlo” rispose l’uomo “e l’umiltà di riconoscerlo, purtroppo.”
“Ma il giusto castigo” sentenziò Ardea “alla fine colpisce sempre i rei.”
“Fortunatamente” aggiunse l’uomo “il Supremo Giudice non sbaglia mai.”
“Verissimo.” Rispose Ardea.
“L’antica saggezza popolare” continuò l’uomo “recitava spesso che Dio è tardivo nel far attendere i suoi propositi, ma non dimentica mai di realizzarli!”
“Parlate da saggio.”
“Quella che voi chiamate saggezza, ma che io invece definisco esperienza di vita, è uno dei pochi vantaggi che si raggiungono alla mia età.”
“Qual è il vostro nome, signore?” Chiese ancora Ardea.
L’uomo allora smise per un momento di mescolare la minestra e finalmente si voltò verso il suo ospite.
Mostrò così il suo volto.
Un volto maturo ma fiero, ben incorniciato da capelli lunghi e bianchissimi che unendosi con la folta barba, anch’essa bianca, racchiudevano quasi tutto il suo capo.
Lo sguardo, le gote ed il naso erano le sole cose che quel manto bianchissimo lasciava fuori dalla sua fluente massa.
Gli occhi erano di un azzurro intenso e caldo, circondati da poche ma decise rughe.
Il naso, aquilino e pronunciato, dava un’espressione a quell’uomo di austerità e nobiltà insieme.
La corporatura era robusta ed i suoi movimenti lasciavano trasparire orgoglio, dignità e lignaggio.
Ardea, fissandolo, sentì come un sussulto nel suo cuore.
Qualcosa di quel volto sembrava turbarlo.
Qualcosa però che egli non riusciva a comprendere.
Rimase così a fissare quel misterioso uomo, mentre nella capanna i bagliori del fuoco acceso generavano giochi di luce e ancestrali ombre che sembravano rendere quel luogo come una proiezione dell’Aldilà.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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